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Polveriera sudafricana

Da quando l’ex presidente Jacob Zuma è finito in manette, nel Paese sono scoppiate violenze e saccheggi che hanno già causato decine di morti e feriti. E in strada è intervenuto l’esercito. Quali sono i motivi della rivolta.

13 Luglio 2021 12:2213 Luglio 2021 12:42 Redazione
Da quando l'ex presidente Jacob Zuma è finito in manette, nel Paese sono scoppiate rivolte violente che hanno già causato 10 morti.

In Sudafrica è dovuto intervenire l’esercito per placare le proteste che, negli ultimi giorni, hanno causato dieci morti, centinaia di feriti e 489 arresti. I soldati, circa 2500, hanno aiutato le forze di polizia nel reprimere la violenza esplosa dopo l’incarcerazione di Jacob Zuma, presidente dal 2009 al 2018. L’intervento dei militari si è reso necessario nei luoghi più “caldi” del Paese, cioè la provincia di Gauteng, dove si trova Johannesburg, e quella di KwaZulu-Natal, luogo d’origine di Zuma. «Negli ultimi giorni e notti ci sono stati atti di violenza che non abbiamo mai visto nella storia della nostra democrazia», ha detto il presidente Cyril Ramaphosa in un discorso alla nazione, definendo questi eventi come i più violenti dalla fine dell’apartheid, il regime di segregazione razziale in vigore dal 1948 al 1994.

We are faced, as we have been faced many times before, with a moment of great challenge and great promise.
 
Let us choose the path of peace and renewal.
 
Let us stand firm and emerge stronger.

— Cyril Ramaphosa 🇿🇦 #StaySafe (@CyrilRamaphosa) July 12, 2021

Le violenze sono esplose perché la Corte suprema sudafricana, a fine giugno, aveva condannato Zuma a 15 mesi di carcere per oltraggio. L’ex presidente, infatti, non si era presentato in aula per testimoniare in un processo a suo carico per corruzione, in relazione all’acquisto di un carico di armi – da parte del governo sudafricano – dall’azienda francese Thales nel 1999. All’epoca, Zuma era vicepresidente, ed è accusato di aver preso delle tangenti attraverso il suo ex consigliere Schabir Shaik, condannato nel 2005 per truffa e corruzione.

Jacob Zuma, chi è l’ex presidente finito in carcere

Lo scorso 8 luglio Zuma si era consegnato alle autorità, pur dichiarandosi innocente, ed è così diventato il primo ex presidente dalla fine dell’apartheid a finire in carcere. La circostanza è stata vista come una vittoria per Ramaphosa, l’attuale leader del Paese, diventato il numero uno dell’African National Congress (Anc, il partito di Nelson Mandela, che ha eletto tutti i presidenti dal 1994 a oggi) nel 2018. Quell’anno, Ramaphosa fece forti pressioni su Zuma affinché lasciasse il potere, date le pesanti accuse a suo carico.

Perché Zuma è amato dalla popolazione sudafricana

Zuma, 79 anni, rimane molto popolare tra i ceti più poveri della popolazione. Da giovane lottò contro l’apartheid e, nel 1962, fu condannato a dieci anni di reclusione. Trascorse i suoi giorni in galera a Robben Island, insieme a Nelson Mandela e ad altri importanti esponenti dell’Anc. Per i suoi sostenitori, Zuma è vittima di una caccia alle streghe orchestrata dagli oppositori politici. Opposto il punto di vista di alcuni analisti, a detta dei quali – come riporta il Guardian – la sua incarcerazione rafforzerà la fazione moderata del partito, quella di Ramaphosa, assestando un duro colpo alla rete di potere dell’Anc e ai burocrati vicini all’ex presidente.

Le manifestazioni sono anche state usate come pretesto per assaltare e saccheggiare negozi, supermercati e banche. A Pietermaritzburg, capitale del KwaZulu-Natal, il tetto di un grande centro commerciale è andato a fuoco, mentre molte attività sono state chiuse. A Soweto, la più grande baraccopoli del Paese a Johannesburg, i saccheggiatori sono stati ripresi mentre scappavano con televisori, forni a microonde e vestiti di ogni genere. Nel frattempo, le autorità sanitarie hanno avvertito che questi disordini inevitabilmente rallenteranno le vaccinazioni. «La nostra campagna è stata gravemente interrotta proprio mentre sta guadagnando slancio», ha affermato Ramaphosa. Da inizio pandemia, quasi 65 mila sudafricani hanno perso la vita. In un Paese da 58 milioni di abitanti, al momento, sono state somministrate poco più di 4 milioni di dosi.

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