Alessandro Maja, autore della strage di Samarate di circa un anno fa, ha parlato oggi in aula ai giudici per circa un’ora. Alla corte d’Assise l’autore l’uomo ha anche detto: «Non penso al suicidio ma non so come scusarmi».

Le dichiarazioni di Alessandro Maja sulla strage di Samarate
«Quello che ho fatto è imperdonabile, e oggi sono a chiedere perdono» ha detto di fronte alla corte d’Assise di Busto Arsizio Alessandro Maja, il geometra di 58 anni designer di interni che quasi un anno fa si rese protagonista della strage di Samarate, uccidendo moglie e figlia. L’uomo si faceva chiamare «l’architetto» e questo è un particolare non passato inosservato dal momento che durante l’esame che ha reso spontaneamente, nel rispondere alle domande che gli venivano poste, Maja ha riferito di soldi spesi dalla moglie, di lavori non andati a buon fine, di timori per un progetto importante: quasi una fissazione legata alla questione economica, anche se sui conti correnti fossero presenti svariate centinaia di migliaia di euro e non c’era pericolo. «Eravamo una famiglia bellissima. Non penso al suicidio ma non so come scusarmi. Chiedo perdono a tutti», ha concluso Maja in aula.

Le parole di Mirko Pivetta e la perizia psichiatrica
Il cognato di Alessandro Maja, Mirko Pivetta, a margine dell’udienza ha dichiarato: «Non nascondo che fa effetto vedere un uomo ridotto così. Ma adesso è facile chiedere perdono. Ma quale perdono è possibile? Soprattutto dopo aver letto la perizia, dopo aver letto le modalità con cui ha fatto quello che ha fatto». Nicolò, il figlio sopravvissuto alla strage aveva incontrato il padre in aula mesi fa con indosso la maglietta che riportava i volti della la sorella e della madre, ha detto di non riuscire «a provare odio nei suoi confronti, ma il perdono in questo momento è difficile». Inoltre lo psichiatra forense Marco Lagazzi durante l’udienza ha esposto il contenuto delle 50 pagine di perizia nelle quali viene analizzato il profilo di Alessandro Maja e dal quale l’imputato risulta essere capace di intendere e di volere.