Il primo maggio 2023 la segretaria del Pd Elly Schlein chiude la sua due giorni siciliana con una visita a Portella della Ginestra, dove esattamente 76 anni fa il bandito Salvatore Giuliano e i suoi complici spararono sui lavoratori siciliani riuniti per celebrare la Festa del Lavoro, uccidendo 11 persone e ferendone altre 27, in quella che è riconosciuta come la prima strage politico-mafiosa dell’Italia unita.

Le rivendicazioni dei contadini nella Sicilia del dopoguerra
La strage di Portella della Ginestra si consumò il primo maggio 1947, nell’omonima località situata nella vallata circoscritta dai monti Kumeta e Maja e Pelavet, nel comune di Piana degli Albanesi (provincia di Palermo). Qui oltre duemila lavoratori della zona, molti dei quali agricoltori, si erano riuniti per manifestare contro il latifondismo a favore dell’occupazione delle terre incolte e per celebrare la recente vittoria dell’alleanza socialista-comunista Blocco del Popolo alle recenti elezioni dell’assemblea regionale. La località fu scelta perché alcuni decenni prima vi aveva tenuto alcuni discorsi Nicola Barbato, tra le figure simbolo del socialismo siciliano.

Gli intrecci tra mafia e politica: una strage senza mandante
Quel giorno Salvatore Giuliano e i suoi uomini, si recarono sul promontorio che domina la vallata: verso le dieci del mattino, appena iniziato il comizio, dal monte Pelavet partirono sulla folla in festa numerose raffiche di mitra, che si protrassero per circa un quarto d’ora: lasciando a terra 11 morti (otto adulti e tre bambini) e 27 feriti, di cui alcuni (tre) morirono in seguito. Nel mese successivo alla strage Giuliano assaltò numerose sedi dei partiti di sinistra e delle Camere del lavoro nel Palermitano: i motivi di eccidio e attacchi successivi non si esauriscono però nella dichiarata avversione del brigante nei confronti dei comunisti. Anche se tutte le colpe furono addossate al bandito Giuliano, il rapporto dei Carabinieri indicò fin da subito come possibili mandanti «elementi reazionari in combutta con i mafiosi locali». Per quanto la ricerca dei mandanti non sia mai approdata a conclusioni certe (Giuliano, ucciso nel 1950, non sarà mai processato) risultarono inoltre evidenti le responsabilità degli ambienti politici siciliani interessati a intimidire le masse contadine: oggi la strage di Portella della Ginestra viene considerata la prima strage politico-mafiosa dell’Italia unita.