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Strage di Erba, Olindo dal carcere: «Io e Rosa incastrati, abbiamo nuove prove»

«Non so perché non sia stata approfondita la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime e inconsapevoli di quello che ci stava piombando addosso».

3 Gennaio 2023 16:15 Debora Faravelli
Olindo Romano torna sulla strage di Erba ribadendo la sua innocenza e raccontando la sua vita nel carcere di Opera.

A distanza di 16 anni dalla strage di Erba, Olindo Romano, condannato all’ergastolo insieme alla moglie Rosa Bazzi, rivendica la sua verità e ribadisce che le accuse contro di loro non hanno fondamento. Dal carcere di Opera, dove è detenuto – lontano dalla coniuge che si trova a Bollate -, ha riflettuto molto su quanto accaduto l’11 dicembre 2006 e sostenuto che lui e Rosa sono stati abbindolati.

Olindo Romano torna a parlare della strage di Erba

Intervistato dall’Adnkronos, ha raccontato che «in cella la vita è sempre quella, nulla di nuovo». Per passare il tempo, ha spiegato, «continuo a lavorare in cucina e per il resto sto senza far niente tutto il giorno, spesso in compagnia di qualche altro detenuto costretto come me in questo carcere». Quanto alla richiesta di revisione del processo, a cui sta lavorando il suo avvocato Fabio Schembri alla luce della presenza di «nuove prove e un testimone», ha affermato: «É sempre stato convinto della mia innocenza e di quella di Rosa e non è più l’unico, grazie a Dio, a credere che io e mia moglie non abbiamo commesso la strage di Erba. Non so perché non sia stata approfondita la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime e inconsapevoli di quello che ci stava piombando addosso».

Olindo Romano torna sulla strage di Erba ribadendo la sua innocenza e raccontando la sua vita nel carcere di Opera.
Rosa e Olindo (Twitter)

Per Olindo, le accuse contro lui e Rosa non hanno fondamento: «Mi capita di ripensare a quei giorni e a come ci hanno abbindolato e preso in giro. Solo quando ci hanno portato al Bassone (la casa circondariale di Como, ndr) ci siamo accorti che i sospettati eravamo noi. Da allora tutto è assurdo e continua a essere irreale. Io le liti dalla casa di Raffaella e Azouz Markouk le ricordo bene, litigavano spesso, ma non per questo abbiamo pensato di fare una strage. E, in effetti, non c’entriamo nulla. Chi è stato? Non lo so, diversamente lo avrei già detto ai miei avvocati, ma di certo una strage simile può farla solo chi è abituato a fare quelle cose, non penso sia facile improvvisare un fatto del genere così efferato».

Olindo Romano torna sulla strage di Erba ribadendo la sua innocenza e raccontando la sua vita nel carcere di Opera.
Rosa e Olindo (Twitter)

«Ho visto Rosa per Natale»

Per ciò che riguarda il rapporto con la moglie, ha infine dichiarato: «É dura, ma in qualche modo la vita in carcere va avanti e vedo Rosa appena è possibile. Due giorni prima di Natale sono andato a colloquio da lei a Bollate e sono contento. Mi tiene a galla il pensiero che prima o poi, spero prima che poi, si possa accertare che non abbiamo commesso noi la strage di Erba».

 

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