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Tu chiamale se vuoi emoji

Dietro ai simboli che ogni giorno utilizziamo nelle chat in realtà si nascondono storie e personaggi. Come nel caso dell’omino con cappello e occhiali che saltella ispirato a Peter Tosh e il pavone colorato, ricordo di un’amicizia.

18 Agosto 2021 13:32 Camilla Curcio
le storie dietro agli emoticon

Emoticon. Le utilizziamo ogni giorno per dare ai nostri messaggi significati che le parole, da sole, non riescono a restituire. O, semplicemente, per aggiungere un po’ di colore a una comunicazione che, mediata dalla tecnologia, finisce inevitabilmente col perdere tutto il brio di una chiacchierata vis à vis. Quel che molti non sanno, però, è che dietro alle faccine e ai simboli che riempiono giornalmente le chat si nascondono storie affascinanti.

Il ricordo di Peter Tosh racchiuso in un’emoji saltellante

Se si prova a digitare, nella barra di ricerca delle emoji di Whatsapp, la parola ‘levitating’, apparirà la figura di un omino dalla pelle scura, con cappello e occhiali da sole. Si tratta di Peter Tosh, cantante e musicista giamaicano, tra i fondatori della band dei The Wailers, assieme a Bob Marley e Bunny Wailer. La sua è una storia con un lieto fine a metà: nel 1980 fu assassinato in un tentativo di rapina nella sua casa di Kingston ma la sua eredità politica e musicale continua a sopravvivere ancora oggi. Soprattutto nelle parole dei suoi figli, che contribuiscono a mantenerla viva. «La musica di mio padre ha sempre avuto un messaggio forte, quello di risvegliare il mondo dal suo torpore e da una mentalità stantia», ha spiegato alla Bbc Andrew Tosh, che ha deciso di continuare la tradizione di famiglia nella musica reggae. Un’idea condivisa anche dalla sorella, Niambe McIntosh, responsabile di una fondazione che si occupa di portare avanti il lavoro del papà in fatto di giustizia e diritti umani. «Non voleva soltanto che la gente ballasse sulle sue note ma che si scatenasse in nome di una coscienza politica consapevole».

La storia che ha portato Peter Tosh a trasformarsi in un’emoticon è davvero curiosa. Tutto ha inizio nel quartier generale di Microsoft nel 1990. Era l’epoca della rivoluzione del personal computer e il tipografo Vincent Connaire stava lavorando a una nuova serie di font. Tra le proposte realizzate c’era anche Webdings, un carattere costituito unicamente da immagini e ideato per essere adoperato sui primissimi siti internet. Da amante della musica, per una delle figure da inserire nel database della sua creazione aveva deciso di prendere spunto dal logo dell’etichetta 2 Tone Records che, a sua volta, si era ispirata a una foto in cui compariva Peter Tosh in un completo nero, con papillon e occhiali da sole. Nella versione di Connaire per Webdings, il musicista viene raffigurato saltando o, più precisamente, ballando il ‘pogo’, e voleva simboleggiare il passaggio dell’utente da una pagina web all’altra. Parecchi anni dopo, molti dei simboli disegnati dal tipografo sono stati convertiti in emoticon e resi disponibili su tutti gli smartphone e le piattaforme tech nel mondo. «Mi guardavo attorno e provavo a rappresentare tutto quel che vedevo», ha dichiarato Connaire. «Sono stupito che molti dei miei lavori siano ancora utilizzati. Lo stereo, la montagna che vedete su Whatsapp sono nati dalla mia matita. Sono davvero fiero di aver fatto parte di qualcosa di così speciale».

Yiying, tra cucina cinese e pavoni colorati

Prima di arrivare negli archivi delle app di messaggistica istantanea, le emoji vengono proposte dai grafici a Unicode, un consorzio non profit con sede nella Silicon Valley che si occupa di passarle in rassegna e, successivamente, rilasciare le migliori. I pacchetti inviati periodicamente alla compagnia sono tantissimi ma pochi sono i graphic designer che riescono a ottenere il privilegio di poter vedere le proprie creature sugli schermi dei cellulari di tutto il mondo. Tra i pochi fortunati, c’è Yiying Lu. Originaria di Shangai, ha presentato un set di illustrazioni che avevano lo scopo di riflettere la sua identità di donna cinese trasferitasi da anni, per lavoro, negli Stati Uniti. Così, unendo la sua passione per i simboli all’interesse per culture e popoli del mondo, ha realizzato miniature di ravioli al vapore, bacchette, biscotti della fortuna, scatole per il takeaway coi colori del suo paese e bicchieri di bubble e boba tea. Un’intuizione vincente che l’ha portata a ottenere la piena approvazione di Unicode. Su tutte, però, il lavoro di cui va più fiera non fa alcun riferimento alla tradizione gastronomica della sua terra ma ha un significato più profondo, legato a un incontro casuale. Si tratta del variopinto pavone che campeggia tra le scelte selezionate da iOS e Android. L’idea di trasformarlo in un disegno animato è nata proprio in occasione di una conferenza sulle emoticon dove Yiying, per caso, aveva fatto la conoscenza di Irene Cho, una direttrice marketing di San Francisco, che lavorava tra Hollywood e il Burma Love, un ristorante trendy di cucina birmana. Le pareti del locale erano interamente decorate con grafiche che ricordavano il coloratissimo animale, particolarmente caro al folklore del Myanmar. Così, sull’onda della folgorazione artistica, le due avevano deciso di lavorare per tutta la notte a un’emoji da presentare nell’ultima giornata dell’evento. Yiying si era occupata della parte grafica, Irene della proposta scritta. Qualche mese dopo, il consorzio aveva inserito il loro prototipo nella lista dei vincitori. Nonostante i mille tentativi, Yiying non era riuscita a mettersi in contatto con Irene per comunicarle la bella notizia. Fino a quando, un anno dopo, non aveva scoperto che la ragazza era morta all’improvviso a causa di un infarto legato alla sindrome di moya moya, una malattia cerebrale di cui soffriva da tempo. La coincidenza tra l’ottimo feedback riscontrato dal pavone e la scomparsa di Irene, per molti dei suoi cari, non è stato altro che un segno dal cielo. «È decisamente un segnale», ha ribadito Brook Lee, una delle sue amiche storiche. «È come se volesse dirci, ‘Ciao! Sono ancora qui, neppure la morte è in grado di fermarmi’». La dimostrazione più eloquente di come uno smiley, un unicorno, una freccia, spesso, nascondano un senso ben più profondo di quello che lasciano intravedere.

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