Dal vincere la Champions League al tentare di risolvere una vera crisi nel proprio paese d’origine. In tanti si ricorderanno di Salomon Kalou, calciatore della Costa d’Avorio che ha militato in quel Chelsea che vinse, guidato da Di Matteo, il trofeo per club più ambito d’Europa nel 2012. L’attaccante, oggi 36enne, continua ad allenarsi in Portogallo con la Belenenses, dopo un’esperienza al Botafogo, ma la sua vita calcistica è ormai agli sgoccioli. Anche per questo, Kalou ha deciso di investire sul proprio futuro e su quello del suo paese, dedicandosi a un’attività fuori dal comune per i calciatori: è diventato un allevatore di polli.

La nuova vita di Kalou: da calciatore ad allevatore di polli
E così, dopo aver calcato i campi di mezza Europa, Salomon Kalou si è dedicato alla propria terra. Attualmente possiede un allevamento di circa 600mila polli in Costa d’Avorio. Una scelta singolare, che ha voluto spiegare al settimanale olandese Voetbal International. «Stiamo cercando di espandere la produzione di polli perché in Costa d’Avorio la domanda è maggiore dell’offerta», ha dichiarato. Il 36enne ha spiegato che «oggi buona parte del pollo viene importato congelato dall’estero e per tante persone il suo costo diventa un problema. Senza dimenticare la qualità del prodotto che entra nel paese».
L’obiettivo e la storia di Salomon Kalou
L’obiettivo di Kalou è semplice, almeno a sentire lui parlare. Con la sua attività vuole ridurre l’importazione di polli e uova, così da far abbassare i prezzi e permettere alla popolazione di accedere più facilmente a risorse alimentari che oggi appaiono lontane. L’ex giocatore del Chelsea è cresciuto in una famiglia di agricoltori a Oumé e per questo ha sempre avuto una passione verso il cibo e la sua provenienza. Adesso sta cercando di importare il progetto olandese delle Floating Farms, le fattore galleggianti, per sfruttare aree dismesse, porti, banchine industriali e commerciali. Così facendo introdurrebbe un modello sostenibile in zone altamente popolate. «Da calciatore vivi in una bolla e pensi che tutto il mondo ruoti attorno al calcio», ha raccontato, «e molti quando si ritirano prendono il patentino per allenare o vanno a fare gli opinionisti in tv. Io ho invece cominciato a vedere nel calcio un piano B. Il pallone sarà sempre parte di me, ma è stimolante cercare nuove strade e occuparsi di altro. Credo molto nelle mie aziende e in questa mia nuova vita».
