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La storia del mullet, da taglio di capelli sovversivo a trend virale su TikTok

Il taglio sovversivo e fluido, popolare tra gli Anni 70 e i 90, è diventato una delle tendenze più virali sui social. Finendo per far innamorare di sé anche la moda.

14 Giugno 2022 18:03 Camilla Curcio
La parabola del mullet, da strumento di ribellione a trend social

Patti Smith, David Bowie-Ziggy Stardust, Ellen Degeneres, Gigi Hadid, Miley Cirus ed Ella Emhoff. Queste sono solo alcune delle celebrità che, dagli Anni 70 a oggi, hanno sfoggiato il mullet, un taglio di capelli che, con un viaggio indietro nel tempo TikTok ha riportato al centro della scena e tra le tendenze più in voga del momento. Frangetta corta, ciuffi radi ai lati e parte laterale più lunga, a rendere famoso il look tra il 1970 e il 1980 sono stati due collettivi Usa decisamente agli antipodi: da un lato i rednecks,  conservatori e accusati spesso di razzismo, dall’altro la comunità omosessuale. Sin dalle sue prime apparizioni, è stato chiaro che non fosse un’acconciatura come tutte le altre: dietro a quella pettinatura, si sono nascosti significati diversi a seconda dell’epoca e del contesto, mescolando estetica, politica, moda, musica e rivendicazione identitaria. 

La parabola del mullet, da strumento di ribellione a trend social
Miley Cyrus (Getty Images)

Dall’antico Egitto a TikTok, la fortuna del mullet

Facendo un salto nel passato, prima che i tiktoker lo trasformassero nell’oggetto di una challenge, #oneminutemallet, da oltre 92,8 milioni di visualizzazioni, la prima apparizione del mullet nella storia risale addirittura ai tempi dell’antico Egitto e della Grecia: era il taglio prediletto dai soldati perché consentiva di avere una visuale più o meno libera e una protezione completa della nuca dai raggi del sole. Il termine ‘mullet’ appare invece nel 1994, quando i Beastie Boys scalarono le classifiche con il brano Mullethead. La parola in un anno finì nell’Oxford English Dictionary col significato di ‘triglia’. E oggi, tornato alla ribalta grazie a quell’operazione di recupero del vintage che tanto piace al fashion system, figura tra i modelli più richiesti dalla Generazione Z e tra le parole più presenti nei database dei browser, con un aumento delle ricerche soltanto nel 2021 pari al 190 per cento. 

#TBT Those were the days. #70s #mullet #haircut #PattiSmith & #RobertMapplethorpe, the #powercouple. pic.twitter.com/jE8GjVkcFl

— Wendy ILES (@ileswendy) June 9, 2016

Tra glamour e kitsch

A detta dell’hairstylist Guido Palau, l’elemento che ha trasformato il mullet in un trend è stato, senza dubbio, il suo essere fuori dai canoni tradizionali. «In qualsiasi situazione e su qualsiasi volto, ha sempre provocato reazioni particolarmente forti tanto in positivo quanto in negativo», ha spiegato il parrucchiere in un’intervista al New York Times, «sta in mezzo tra il lungo e il corto, tra il maschile e il femminile, tra il buon gusto e il kitsch». Una definizione condivisa anche da René Zamudio, direttore creativo dell’Istituto Europeo di Disegno di Barcellona: «Alla fine degli Anni 70, io stesso l’ho portato», ha raccontato a S Moda, «David Bowie era il nostro modello di ispirazione e, grazie a lui, è approdato nel mondo della moda. Devo dirlo: non mi è mai sembrato un taglio particolarmente bello da vedere ma, portandolo giorno per giorno, ti abitui e l’occhio inizia ad apprezzarlo sempre di più».

In Spagna, poi, la storia si arricchisce di spunti nuovi e particolarmente curiosi. Se, negli Usa, i trendsetter hanno spesso legato il rilancio del mullet al trumpismo e la moda se n’è appropriata per fare una parodia di questo scenario, in terra iberica, invece, oltre che parte della tradizione basca (dove è noto come borroka ed è considerato tratto distintivo del panorama musicale rock e punk locale), è stato associato alla dimensione di un’estetica lontana dal glam patinato, più affine a quella dei quartieri meno fortunati delle metropoli e allo stile di chi li popola, romanticizzandolo e trasformandolo in un simbolo.

La parabola del mullet, da strumento di ribellione a trend social
L’attrice spagnola Ursula Corbero (Getty Images)

Un taglio che sovverte le etichette e sa di libertà

Quel che è sicuro è che, al di là delle origini, ha sempre vantato un certo eclettismo. «Sulle passerelle o negli ambienti della moda, il mullet ti consente di mostrare al mondo che sei al passo coi tempi», ha sottolineato la sociologa Maria López Baena, «nella musica punk o negli spazi queer, è un dettaglio di forte valore autoreferenziale, che permette a chi lo porta di presentarsi come parte di un tutto». È il caso, ad esempio, della comunità LGBTQ+, in particolare della cultura lesbica, che lo ha adoperato come strumento per ribadire senza mezzi termini la propria identità.

La parabola del mullet, da strumento di ribellione a trend social
Il mullet sulla passerella di Emilio Pucci (Getty Images)

In una società in cui, soprattutto le giovani generazioni, parlano di fluidità di genere e si impegnano a scardinare, in qualsiasi ambito, le classificazioni che per anni hanno portato il mondo a guardare colori, capi d’abbigliamento, accessori o prodotti beauty come lo smalto con la lente del maschile e del femminile, il mullet rappresenta a suo modo un manifesto di libertà, che mescola richiami diversi. Non trattandosi poi di un taglio complesso, sono stati tanti i personaggi famosi che, forbici alla mano, hanno deciso di dare un taglio alla chioma e ricreare da soli il look. «Ora come ora, non porta più con sé quell’allure di protesta e contestazione che aveva agli inizi», ha concluso Zamudio, «ed è tutta colpa dei social, che rendono virale qualsiasi cosa in un lampo. Eppure, nonostante non sia più così sovversivo, non ha ancora perso quella che è stata la sua caratteristica fondamentale: far parlare di sé».

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