Albert Sakhibgareyev, la guerra raccontata dal soldato russo che ha disertato
Ritrovatosi in guerra con l'Ucraina senza saperlo, il 25 enne soldato Albert Sakhibgareyev ha deciso di disertare e tornare in Russia. Qui dopo un periodo trascorso a nascondersi, si è denunciato alle autorità e ora rischia il carcere. Il racconto.
C’è chi, anche di fronte alla guerra, non guarda che il proprio tornaconto. E chi, invece, decide di disertare pur sapendo che quella scelta potrebbe costargli cara. Albert Sakhibgareyev, 25 anni, soldato a contratto russo, rientra nella seconda categoria. Originario della Baschiria, regione montuosa a ovest degli Urali, sin da piccolo ha sempre sognato di entrare a far parte dell’esercito e servire il Paese. Così, una volta completato il servizio militare obbligatorio nel 2021, ha colto l’occasione di prolungare il contratto di lavoro, firmando per altri tre anni. Un impegno che lo ha portato, inizialmente, a rimanere nella sua repubblica d’origine e, qualche tempo dopo, a trasferirsi a Nizhny Novgorod, pronto a servire nella 299esima brigata di artiglieria presso la base militare numero 308683.
Albert Sakhibgareyev partito per la guerra credendo si trattasse di un’esercitazione
Quando, a inizio febbraio, i soldati sono stati mandati a Belgorod, a poca distanza dal confine ucraino, nessuno aveva spiegato loro cosa sarebbero andati a fare. «Non ci hanno mai accennato ad alcuna ‘missione militare speciale’, ci hanno detto che avremmo fatto le solite esercitazioni», ha raccontato il ragazzo a Meduza, sito di informazione russa indipendente, «siamo arrivati lì, ci siamo seduti e abbiamo aspettato che qualcuno ci spiegasse come muoverci». Ad alimentare il sospetto che non si trattasse di un normale training ci hanno pensato l’ordine stringente di indossare i giubbini antiproiettile e di non rimuoverli per alcun motivo, la consegna di armi automatiche e la spropositata quantità di artiglieria pesante arrivata alla base, decisamente fuori misura per un semplice addestramento.

«Continuavano a tenerci all’oscuro di tutto», ha proseguito, «si limitavano a ordinarci di caricare le munizioni nei veicoli, puntualizzando che avremmo spesso cambiato posizione. Ogni giorno, trasportavamo questi carichi da una parte all’altra senza capire perché lo stessimo facendo». Col senno di poi, i comandanti stavano semplicemente tenendo all’oscuro i sottoposti. «Se lì ti danno un ordine, non hai altra scelta che eseguirlo. Ci ripetevano che ci sarebbe stata una marcia verso la frontiera ucraina e noi ci siamo limitati a fare quanto detto».
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Quando ha scoperto la verità sulla guerra, il soldato russo Albert Sakhibgareyev ha deciso di disertare
All’alba del 24 febbraio, la brigata ha iniziato a sparare colpi in qualsiasi direzione, senza sapere quali fossero i bersagli. E, quando dall’altra parte, hanno iniziato a rispondere col fuoco, l’idea che si trattasse solo di un’esercitazione ha perso qualsiasi consistenza. «Da quei movimenti, abbiamo compreso quasi immediatamente ci fosse qualcosa di strano», ha spiegato, «gli addestramenti non si svolgono mai nelle vicinanze dei villaggi dove vivono i civili, ma in quel momento i proiettili stavano cadendo proprio lì. E gli ucraini rispondevano a quei colpi per difendersi». Ed ecco che, navigando velocemente online con lo smartphone, il 25enne ha scoperto la verità tanto censurata: la Russia aveva iniziato a invadere il territorio ucraino.

«In quel preciso istante, abbiamo capito che le nostre forze armate avevano attaccato. Stava iniziando la guerra. Inutile dire che eravamo sotto shock, nessuno era davvero preparato a uno scenario del genere. Io non supporto minimamente questa decisione ma, allora, non avevo modo di eludere le indicazioni che mi venivano date e che dovevo rispettare». Il suo reparto non ha mai oltrepassato il confine, limitandosi a sparare da Belgorod. Mentre lui, assegnato alla guardia del deposito di armi, non ha mai combattuto in prima linea.
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Cosa ha spinto il soldato Albert Sakhibgareyev a decidere di abbandonare tutto
Poi, a più di una settimana dall’inizio della guerra, la scelta di abbandonare tutto. Era il 2 marzo quando l’ufficiale superiore Vladislav Tikhonov lo ha aggredito senza motivo. Quella mattina, Sakhibgareyev aveva chiesto a uno dei comandanti di uscire per fare acquisti in un negozio. Al suo ritorno, Tikhonov lo aveva malmenato con violenza, finendo per rompergli un braccio. «Forse si era offeso perché non avevo chiesto a lui, non ho idea», ha aggiunto, «so solo che altra gente ha assistito alla scena, poi lo hanno portato via e io ho cercato di rimettermi in piedi». Prima di quel momento, i due non avevano avuto nessun tipo di alterco ma è bastato quell’episodio a convincerlo ad abbandonare la base, senza che nessuno provasse minimamente a convincerlo a rimanere. «Perché dovrei servire il paese accanto a qualcuno che non avrebbe scrupoli a schierarsi contro i suoi compagni?», ha tuonato, «come potrei combattere accanto a lui? Se avesse un’arma, non ci penserebbe due volte a uccidere un commilitone».

La fuga di Albert Sakhibgareyev e il ritorno in Russia
Trascorsa un’intera giornata, hanno iniziato a cercarlo ovunque. E, alla mamma che chiamava per chiedere notizie del figlio, dicevano fosse andato a comprare delle sigarette e non fosse mai più tornato, intimandole di contattarlo per chiedergli di presentarsi alla base. «Sono riuscita a chiamarlo e mi ha detto che era tutto ok», ha dichiarato la madre, «poi, quando alla sera, dopo il lavoro, l’ho richiamato, quel numero non era più raggiungibile e alla base nessuno aveva notizie». Disperata, si è messa in contatto col Comitato delle Madri dei Soldati ma neppure quel tentativo è andato a buon fine. Solo sei giorni dopo la fuga, Sakhibgareyev è riuscito a raggiungere Ufa, in Baschiria, dove si è nascosto in un appartamento in affitto e lì, trascorsa qualche settimana, ha trovato il coraggio di andare in ospedale per farsi controllare la frattura. Con sé, teneva stretto il suo rapporto di dimissioni, nel quale spiegava nel dettaglio di «essere stato costretto ad abbandonare l’esercito perché preoccupato per la sua vita e la sua salute e per niente intenzionato a prendere parte alla guerra perché contraria ai suoi principi».

Dopo la diserzione Albert Sakhibgareyev rischia l’arresto
Il futuro che lo attende non è dei più rosei. Assieme al suo avvocato, Alma Nabiyev, sta preparando una denuncia contro Tikhonov ma sa bene che la prospettiva dell’arresto è quasi inevitabile. Nonostante le diverse prove a suo favore. «Secondo la mia esperienza, se ci rivolgiamo alla procura militare, avvieranno un procedimento contro di lui e, quasi sicuramente, verrà arrestato e messo in prigione», ha illustrato il legale. In caso di allontanamento non autorizzato da un’unità militare, l’articolo 337 del codice penale russo prevede due scenari: gli abbandoni brevi sono puniti con pene che arrivano fino a sei mesi di reclusione. Quelli più lunghi, invece, se rientrano nel mese fino a tre anni di carcere, se si estendono oltre fino a cinque. Per le diserzioni, invece, il soldato può rimanere dietro le sbarre fino a un massimo di sette anni. Intanto, la base di Nizhny Novgorod ha già contattato la madre per comunicare al figlio di presentarsi lì di persona e firmare la lettera di licenziamento. Per parte sua, Sakhibgareyev non ha alcuna intenzione di ritornare sui suoi passi: vuole scindere il contratto e smettere di servire l’esercito russo. Soprattutto davanti all’idea di un conflitto che, a sentire i suoi compagni, potrebbe rischiare di degenerare in una guerra civile.