Coldiretti lancia l’allarme, anzi gli allarmi. In occasione di Tuttofood a Milano, l’associazione ha toccato diverse tematiche legate a doppio filo non soltanto alla filiera agroalimentare italiana, ma anche alle abitudini di consumo dei cittadini. Durante la fiera, infatti, Coldiretti, insieme a Filiera Italia, Assica, Assolatte, Unaitalia e Assocarni, ha dato vita a una vera e propria alleanza contro il cibo sintetico, compreso il latte, che metterebbe a rischio la sopravvivenza di Fattoria Italia, fiore all’occhiello da 55 miliardi di euro. Ma c’è stato anche un altro appello, quello sui nuovi regolamenti europei sugli imballaggi. A rischio ci sarebbe l’insalata in busta.

Latte sintetico, Prandini: «Non cibo ma prodotto ingegnerizzato»
Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, spiega: «La verità è che non si tratta di cibo ma di un prodotto ingegnerizzato, con processi di lavorazione molto più simili a quelli dei farmaci e proprio in questo ambito devono essere valutati. Nei prodotti a base cellulare si utilizzano ormoni che invece sono vietati negli allevamenti europei dal 1996. Abbiamo acceso i riflettori su un business in mano a pochi ma molto influenti nel mondo che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda mettendo a rischio la stessa democrazia economica e alimentare». Alla base della protesta di Coldiretti, la scelta del ministero della Sanità di Israele di concedere alla società Remilk, di vendere i propri prodotti lattieri caseari nati in laboratorio al pubblico.

L’insalata in busta «può sparire dagli scaffali»
E poi c’è un’altra storia, quella dell’insalata in busta. Coldiretti denuncia: «Il nuovo regolamento sugli imballaggi dell’Unione europea rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta, i cestini di fragole, le confezioni di pomodorini e le arance in rete ma anche le bottiglie magnum di vino con un effetto dirompente sulle abitudini di consumo degli italiani e sui bilanci delle aziende agroalimentari». L’associazione entra poi nel dettaglio e parla del possibile addio «alle confezioni monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 chilogrammi, giudicate superflue e considerate al pari delle piccole confezioni di shampoo usate negli hotel. Una scelta che apre a una serie di problemi, dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori. Basti pensare al tradizionale cestino di fragole o piccoli frutti che soprattutto nelle fasi di trasporto protegge l’integrità del prodotto».