Un emendamento della maggioranza blocca il bonus 18App, il bonus 18enni per teatri, cinema, spettacoli dal vivo, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, musei, concerti e mostre.

L’emendamento della maggioranza e lo stop al bonus 18App
Un emendamento della maggioranza, dei partiti FdI, Lega e FI, boccia la misura destinando le risorse, uguali a una somma di 230 milioni di euro annui a decorrere dal 2022, per sostenere il mondo dello spettacolo e della cultura per cui i giovani beneficiavano tramite il bonus 18App.
Dunque, il governo pensa al mondo dello spettacolo ma d’altro canto taglia fondi ai giovani e alla cultura.

Le parole dell’opposizione
Tanti si oppongono alla decisione di bloccare il fondo per i giovani maggiorenni. Il primo a parlare sul Bonus 18App è stato Matteo Renzi di Italia Viva che promuove una petizione: «Chiediamo alla premier Meloni di intervenire per bloccare la distruzione del bonus cultura per i giovani. Sappiamo che alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia dicono che con la cultura non si mangia. Ma noi non siamo d’accordo: tagliare sulla cultura e sui giovani è il modo più sbagliato per costruire il futuro. Abbiamo lanciato questa idea sette anni fa e da allora molti Paesi hanno copiato la nostra idea, cominciando da Francia e Germania. Distruggere il bonus cultura solo perché l’ha introdotto Renzi significa fare del male alle nuove generazioni. E all’industria della cultura».
Anche Nicola Zingaretti, deputato del PD, ha espresso la sua opinione su Twitter: «La destra vuole cancellare la 18app. L’opportunità per i neo diciottenni di ottenere 500 euro da spendere in libri, teatro, cinema, musei, cultura. Ormai contro le ragazze e i ragazzi è una persecuzione. Quella delle destre non è l’Italia del merito ma dei privilegiati». Gli fa eco il senatore Dario Franceschini, ex ministro della Cultura: «Un emendamento della maggioranza azzera la 18App. Una cosa assurda dopo che Francia, Spagna e Germania hanno introdotto un bonus cultura esplicitamente ispirato dal nostro. Il governo faccia marcia indietro e non tagli alla cultura».