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God save Stonehenge

Il celebre sito archeologico rischia di perdere lo status di Patrimonio dell’umanità Unesco a causa del progetto di un tunnel stradale. Un nuovo schiaffo per Londra che ha già visto declassare Liverpool e il suo porto.

2 Agosto 2021 10:15 Redazione
Stonehenge a rischio: potrebbe uscire dai patrimoni unesco

Un riconoscimento Unesco non è per sempre. Alcuni monumenti entrano nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità (come nel caso dei Portici di Bologna) e altri ne escono. Ne sa qualcosa il Regno Unito che il 21 luglio ha assistito al declassamento di Liverpool: i docks vittoriani, gli ex moli del porto, non rientrano più nel prestigioso elenco perché secondo l’agenzia delle Nazioni Unite «il sito è stato deturpato con costruzioni e interventi irreversibili, che ne hanno rovinato l’autenticità». Ora a essere nel mirino è uno dei simboli stessi della Gran Bretagna e cioè Stonehenge. Il sito archeologico, patrimonio Unesco dal 1986, potrebbero infatti perdere l’ambito status a causa del progetto di un tunnel stradale.

Stonehenge messo a rischio dal tunnel stradale

A mettere in guardia Londra (e non è la prima volta), come riporta il Guardian, è Mechtild Rössler, direttrice del Centro del patrimonio mondiale dell’Unesco che ha esortato il governo a fare il possibile per preservare questi tesori da progetti potenzialmente dannosi. «Questi sono i luoghi più straordinari che abbiamo sulla Terra. Se non siamo in grado di proteggerli, cosa resterà su questo pianeta?», ha detto. L’altolà di Rössler è arrivato poco prima della sentenza dell’Alta corte il 29 luglio scorso che dichiarava illegale il permesso accordato dal segretario di Stato per i Trasporti Grant Shapps di costruire un tunnel nell’area di Stonehenge per alleggerire il traffico. Un progetto da 1,7 miliardi di sterline, quasi 2 miliardi di euro, a cui il ministero ha dato il via libera nonostante l’ispettorato della pianificazione avesse messo in guardia circa i danni permanenti e irreversibili che l’opera avrebbe causato al sito. Sarebbe stato meglio, secondo Rössler discuterne con l’Unesco prima di dare l’approvazione. «Incoraggio le autorità del Regno Unito a riunirsi per trovare la soluzione migliore perché l’avvertimento è stato lanciato più volte», ha aggiunto.

Pochi finanziamenti statali ai siti Unesco

Per evitare nuovi declassamenti, Rössler ha chiesto un maggiore sostegno finanziario per i siti nazionali, che in media ricevono solo circa 1 milione di sterline l’anno dal governo e spesso sopravvivono solo grazie al lavoro dei volontari. Non solo. A differenza di altri Paesi, il Regno Unito non ha istituito una fondazione nazionale per finanziare questi siti, come è stato incoraggiato a fare nell’ambito della convenzione del patrimonio mondiale dell’Unesco. Accuse che Londra rispedisce gentilmente al mittente. «Il Regno Unito è leader mondiale nella protezione del patrimonio culturale con 33 siti nell’elenco Unesco, incluso il paesaggio in ardesia del Galles nord-occidentale, che è stato aggiunto questa settimana», ha risposto un portavoce del governo. Solo tre siti hanno perso lo status Unesco nella storia. Oltre a Liverpool, nel 2007 venne declassato il Santuario dell’Orice d’Arabia in Oman dopo la decisione del governo di ridurre il parco del 90 per cento; nel 2009 toccò alla Valle dell’Elba a Dresda a causa di un ponte che attraversando il fiume ne stravolse il paesaggio.

 

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