L’anno più difficile per la democrazia americana è cominciato prima ancora che il 2021 facesse capolino. Le affermazioni di Donald Trump sui brogli elettorali, poi smentite dai fatti, sono bastate a scatenare l’ira dei repubblicani, esplosa fragorosa nell’attacco al Campidoglio dello scorso sei gennaio. Ma se le immagini dello sciamano intento a devastare Capitol Hill sono state proiettate in giro per il mondo, ancor peggio, le parole del tycoon hanno fatto breccia tra le anime del partito, convincendo legislatori di parte a trasformare i timori del complotto in disposizioni destinate a complicare notevolmente i processi elettorali. Tradotto in cifre, per il Brennan Center for Justice, istituto di ricerca nell’ambito del diritto pubblico, negli ultimi dodici mesi ben trentatré leggi promulgate da diciannove Stati americani avrebbero obbedito a una simile finalità.
Dalla Georgia alla Florida, le disposizioni che scalfiscono il diritto di voto
Più nello specifico, tra le disposizioni additate come lesive della democrazia ci sono quelle che indirettamente precludono il voto per corrispondenza, già usato da un numero record di cittadini alle presidenziali del 2020. In Georgia, uno degli Stati in cui per Trump si sarebbero consumati i brogli più gravi, ad esempio, è entrata in vigore una legge che prevede la produzione di un documento di identità, al posto della semplice firma, non solo per i moduli di richiesta del voto, ma anche sulla scheda stessa. Attività complicata per una grossa fetta di popolazione, specie tra quella a basso reddito, spesso sprovvista di simili certificati. È stata poi disposta la limitazione delle buche elettorali speciali e la riduzione dell’orario in cui è possibile esprimere personalmente in voto. Vietata persino la distribuzione di cibo e acqua alle persone in fila, se residenti nel raggio 150 piedi da un seggio. È il replay di quanto accaduto in Florida, ennesimo epicentro di un giro di vite innescato a luglio e scatenato in risposta all’atteggiamento dei democratici texani. Questi allora avevano abbandonato lo Stato per diverse settimane, impedendo ai repubblicani locali di raggiungere il quorum necessario per l’approvazione di norme altrettanto lesive. Che comunque, i primi di settembre è arrivato, imponendo anche lì limitazioni al voto anticipato e lo straight ticket voting, ossia la preferenza automatica a tutti i candidati appartenenti a un partito.

È solo l’ultimo successo di una parte cospicua di cittadinanza. Basti pensare che il 36 per cento degli americani secondo un sondaggio della Cnn è convinto che Biden non sia il legittimo vincitore delle elezioni. Un fuoco su cui Trump non ha mai smesso di gettare benzina. Così in Arizona i repubblicani locali hanno incaricato un’azienda sprovvista di alcuna esperienza elettorale di esaminare oltre due milioni di schede relative alle elezioni 2020 e provenienti dalla contea di Maricopa, la più popolosa dello Stato. Alla Cyber Ninjas, il cui leader abbracciava tesi cospirazioniste, è stato chiesto il conteggio manuale di ogni voto per rintracciare eventuali brogli. Nonostante il sistema usato sia stato definito pessimo dagli esperti, alla fine anche questa ha dovuto certificare il successo di Biden. In Wisconsin la medesima attività è stata demandata a un ex giudice della corte suprema, poi finito al centro di polemiche e accusato di parzialità.
Le difficoltà dei democratici a imbastire una risposta efficace
Stagliato lo scenario, si capisce perché Biden abbia individuato nel 2022 «il test più significativo per la democrazia Usa dai tempi della guerra civile». Su cui pesa, ad oggi, la mancata approvazione di due progetti di legge in grado di tutelare il diritto di voto quantomeno a livello federale. L’obiettivo è per un verso di garantire comunque quindici giorni di voto anticipato, per un altro di rivedere parte Voting Rights Act del 1965, affinché in caso di violazioni a livello locale subentri la legislazione federale. L’emanazione rimane uno spartiacque decisivo per il futuro dei democratici.

Come Trump si sta preparando alle elezioni del 2024
Non è tutto, perché Trump, afferma il Guardian, starebbe poi incentivando i negazionisti della vittoria di Biden ad assumere il controllo degli uffici deputati a vigilare sulla regolarità dei procedimenti elettorali e sul conteggio dei voti. Sforzi indirizzati l’obiettivo, sostengono gli analisti, di un nuovo colpo di stato per il 2024, quando una macchina a forte trazione repubblicana potrebbe aiutarlo a ribaltare un altro ed eventuale, negativo responso delle urne. Ad agevolare il proposito, il processo la riorganizzazione decennale dei distretti, in relazione alla quale, sulla scorta dell’andamento demografico, vengono distribuiti i seggi per la Camera e i grandi elettori. Per questo in Texas, dove la crescita della popolazione corrisponde per il 95 per cento a gente non bianca, i repubblicani si stanno mobilitando per arginare il futuro impatto delle minoranze. Lo stesso sta avvenendo in Carolina del Nord, Ohio e Georgia. I democratici, dal canto loro, provano a contenere la deriva in Illinois e Maryland, ma sono molti meno i luoghi in cui oggi hanno potere. Negli uffici amministrativi intanto prosegue il grande esodo dei funzionari, di frequente vittime di minacce o molestie. A detta di molti, l’ennesimo tassello di un disegno finalizzato «a sostituire professionisti con amministratori inesperti e ancor peggio di parte».