Joe Biden nel mirino della destra cristiana: quanto pesa il fattore religioso nelle Midterm
Alle elezioni di metà mandato negli Usa si preannuncia una grande mobilitazione della Christian right. Che vuole difendere le conquiste di Trump. La radicalizzazione sulle posizioni della Chiesa è iniziata negli Anni 70: da Reagan a Bush, così la Bibbia è entrata nell'agenda dei repubblicani.
Le elezioni presidenziali del 2020 sono state forse quelle maggiormente polarizzate nella storia degli Stati Uniti. La religione, sia come fattore di mobilitazione dell’elettorato, sia come elemento identificativo, ha avuto un ruolo determinante, nonostante la popolazione americana sia sempre meno credente. Non è un caso, del resto, che in Pennsylvania il candidato alla carica di governatore dello stato per il Partito repubblicano sia Doug Mastriano, che dice che la divisione tra Stato e Chiesa deve finire. Mastriano è anche un sostenitore delle teorie di QAnon e, come senatore statale, provò a non certificare l’elezione di Joe Biden arrivando a prendere parte all’assalto al Congresso del 6 gennaio.

Molti bianchi credenti sono ancora convinti della storia delle elezioni rubate
Per avere un’idea della centralità del fattore religioso nelle elezioni statunitensi sono sufficienti alcuni dati. Circa il 59 per cento degli elettori che frequentano le funzioni religiose regolarmente, nel 2020 ha votato per Donald Trump, mentre il 40 per cento ha scelto Biden. All’interno di questi numeri spicca il dato etnico: il 71 per cento di chi ha scelto Trump e frequenta abitualmente una chiesa è bianco. Inoltre, circa il 60 per cento dei White Christian che hanno dato la loro preferenza per l’ex presidente ritiene che la teoria delle elezioni rubate sia veritiera. Un altro elemento significativo è quello degli evangelici: un gruppo religioso che ha un peso notevole all’interno della politica statunitense – basti qui pensare che tra le ragioni che hanno portato alla scelta di Mike Pence come vice presidente c’era la sua confessione evangelica, che avrebbe tranquillizzato e attratto voti in quell’elettorato. Circa l’81 per cento degli evangelici ha optato per Trump e, peraltro, la maggior parte dei 139 eletti che hanno votato contro la certificazione di Biden provengono da distretti elettorali a prevalenza evangelica.

George Bush Jr. riuscì persino a far votare la restia comunità Amish
Ma come spiegare la prevalenza del dato religioso nell’elettorato repubblicano? Storicamente, è negli Anni 70 che si trovano le radici della radicalizzazione della politica americana e dell’intreccio tra questione religiosa e Partito repubblicano. Alla fine del decennio nacque, infatti, la Christian right, una fazione politica composta da individui di confessione cristiana, in particolare evangelici, che tentano di influenzare la politica statunitense seguendo una lettura tradizionalista delle Bibbia e conservatrice della società. Già nelle elezioni che portarono alla Casa Bianca Ronald Reagan nel 1981 la Christian right dette un contributo di valore. Nel corso degli Anni 80 la destra religiosa rafforzò la propria posizione all’interno del Partito repubblicano così che alla convention del 1992 riuscì a influenzare il programma del Grand old party. Alle elezioni del 2000 e del 2004 la Christian right riconobbe nel born again Christian George Bush Jr. il proprio rappresentante, fornendo un contributo decisivo per la vittoria del candidato repubblicano che, una volta eletto, nominò diversi evangelici in posizioni di rilievo. Bush, che aveva posizioni conservatrici sull’aborto e sulla società e proponeva un’immagine rassicurante da country man, mobilitò a tal punto l’elettorato religioso che persino la comunità Amish, tradizionalmente restia a presentarsi alle urne, votò per lui. La mobilitazione degli Amish fu tale che venne definita Bush fever.

Le battaglie contro l’aborto e il successo con la sentenza Rose vs Wade
Con il tempo, quindi, il Partito repubblicano è divenuto difensore di quelle richieste che la destra religiosa avverte come moralmente rilevanti, come l’opposizione all’aborto e ai matrimoni tra persone dello stesso sesso e il sostengo alla libertà di insegnamento nelle scuole delle teorie creazioniste. Aspetti su cui Donald Trump ha costruito un’aura di credibilità anche grazie alle nomine alla Corte suprema dei giudici Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett che hanno contribuito a ribaltare la sentenza Rose vs Wade sull’aborto: e nomine conservatrici in tal senso sono state fatte anche in altri rami del potere giudiziario. L’ex inquilino della Casa Bianca ha guadagnato credibilità di fronte alla Christian right anche con la decisione di spostare l’ambasciata statunitense in Israele a Gerusalemme e con la creazione dell’Evangelical advisory board – un organo che fornisce consigli all’amministrazione su varie tematiche – della Casa Bianca guidato da Paula White, tra le predicatrici più note negli Stati Uniti. Il board è stato accusato di minare la separazione tra Stato e Chiesa e di influenzare le scelte della Casa Bianca in maniera poco trasparente.

C’è anche una vena di pragmatismo che ha a che fare con le tasse
C’è, inoltre, un fattore etnico e di genere che mobilita l’elettorato religioso: un maschio bianco e protestante (Trump), dopo un presidente Black American (Barack Obama) e una candidata donna (Hillary Clinton). Senza tralasciare che nella destra religiosa c’è chi non vede con favore la confessione cattolica di Joe Biden. Ma vi è anche una vena di forte pragmatismo favorevole a un regime fiscale con una bassa tassazione e che si focalizza più sui fini anziché sui mezzi. Nella mobilitazione dell’elettorato religioso durante le elezioni del 2016 e del 2020, infine, un ruolo fondamentale lo ha avuto Faith & Freedom, un’associazione creata dal consulente politico e lobbysta Ralph Reed al fine di instaurare un ponte tra il Partito repubblicano e gli evangelici. In vista delle midterm di novembre il terreno sembra essere favorevole per la mobilitazione elettorale della destra religiosa che, generalmente, risponde alla chiamata alle urne con convinzione. Anche perché la Christian right potrebbe ritenere le midterm un momento decisivo per difendere le conquiste fatte durante la presidenza Trump dall’azione di Biden e, quindi, riportare il Partito repubblicano al potere.