Non solo design e industria, la stampa 3D ha rivoluzionato anche l’edilizia. Proprio come è successo a Nacajuca, nello Stato di Tabasco, in Messico. Da un’idea considerata da molti eccessivamente ambiziosa, è nato un villaggio di piccoli appartamenti destinati a famiglie indigenti realizzate proprio con la nuova tecnologia.
L’idea di realizzare le case con stampa 3D nata dalla partnership tra New Story, Icon e Échale
L’iniziativa, partita nel 2019 da una partnership tra New Story, non profit con sede a San Francisco, Échale, impresa messicana specializzata in opere di edilizia sociale e Icon, azienda tecnologica texana, ha portato alla realizzazione di una serie di unità abitative dotate di due camere da letto, cucina, bagno e un impianto idraulico, non un dettaglio visto che molti degli inquilini ne erano sprovvisti. Tutte rigorosamente progettate e realizzate grazie alla Vulcan II, la stampante 3D di Icon. La stessa che ha firmato le prime case ‘stampate’ messe in vendita negli Stati Uniti e più di 200 residenze commissionate da New Story. «Chi si aggirava a Nacajuca nel periodo in cui le stampanti 3D erano in funzione, aveva quasi l’impressione di trovarsi in una dimensione fantascientifica», ha raccontato Francesco Piazzesi, direttore di Échale, in un’intervista al New York Times. «Sembrava quasi di stare sul set di un film di RoboCop». Ma non è tutto: la joint venture che ha guidato i lavori ha fatto in modo che venissero garantiti un sistema di depurazione funzionante e forniture illimitate di acqua ed elettricità per tutta l’area.
Perché l’intestatario delle unità abitative in 3D deve essere una donna
Gli edifici hanno una metratura ridotta ma sono molto resistenti: Nacajuca, infatti, si trova in una zona fortemente soggetta alle piogge torrenziali e ai sismi. Poco tempo dopo la conclusione dei lavori, un terremoto di magnitudo 7.4 ha risparmiato le casette. L’assegnazione non è stata ovviamente casuale ma organizzata in base a un’accurata selezione dei nuclei familiari in difficoltà. L’intestatario non è il capofamiglia uomo ma una donna: moglie, sorella o figlia che sia. «Si tratta di un accorgimento finalizzato a proteggere la famiglia», ha spiegato Piazzesi. «Un uomo è disposto immediatamente a vendere la casa se c’è bisogno. Una donna, invece, farebbe il possibile pur di preservarla, soprattutto per il futuro dei suoi figli». Il prossimo step, ora, è dotare i residenti di altri servizi: si pensa a strade facilmente percorribili, un campo da calcio, una scuola, un mercato e una biblioteca.
Il business della stampa in 3D in costante crescita
Soltanto nel 2020 il business della stampa in 3D è cresciuto del 21 per cento. Numeri che, secondo gli addetti ai lavori, sono destinati a raddoppiare nei prossimi cinque anni. «Si tratta, senza dubbio, di un metodo efficace per costruire piccole proprietà ma non so quanto sia applicabile all’intero settore edilizio», ha sottolineato Henry D’Esposito, responsabile delle ricerche di mercato per l’agenzia immobiliare JLL. «Non siamo in grado di immaginare come queste costruzioni performeranno in futuro, se avranno breve o lunga durata. Non possiamo prevederlo. Ecco perché, per un investitore, si tratta di un’opportunità con tanti pregi ma anche altrettante riserve». Le incertezze, tuttavia, non sembrano spaventare Brett Hagler e Alexandria Lafci, due dei quattro fondatori di New Story. Nel 2015, dopo aver osservato e toccato con mano i danni del terremoto che aveva devastato Haiti nel 2010, hanno deciso di avviare la loro start up di social housing e, successivamente, di potenziarla con l’adozione della stampa in 3D. E ora si guarda al futuro: mettere a punto sistemi di costruzione utili a creare habitat sulla Luna e su Marte.