Stalin e Khomeini: così Russia e Francia fanno i conti col passato

Redazione
02/02/2023

Mentre a Volgograd, ex Stalingrado, si inaugura un nuovo monumento a Stalin alla vigilia dell'80esimo anniversario della celebre battaglia, a Neauphle-le-Château, alle porte di Parigi, ogni traccia dell'esilio di Khomeini dovrà essere cancellata. Così Russia e Francia fanno diversamente i conti con i fantasmi del passato.

Stalin e Khomeini: così Russia e Francia fanno i conti col passato

I fantasmi di Stalin e Khomeini tornano ad affacciarsi alle cronache. Con reazioni però opposte. Quello del dittatore sovietico è evocato a Volgograd, ex Stalingrado, mentre lo spettro del fondatore della Repubblica islamica dell’Iran dovrà sloggiare dalla Francia. Precisamente da Neauphle-le-Château, borgo alle porte di Parigi, dove l’ayatollah trascorse l’esilio alla fine degli Anni 70. Dopo le violenze e le repressioni del regime di Teheran seguite all’uccisione di Mahsa Amini, ogni traccia della sua presenza in terra francese dovrà essere cancellata. Anzi, distrutta.

Il nuovo busto di Stalin e l’idea di ribattezzare Volgograd Stalingrado

A pochi giorni dall’80esimo anniversario della battaglia di Stalingrado, a Volgograd è stato inaugurato un nuovo monumento al ‘Padre delle Nazioni’ e ai generali Georghy Zhukov e Alexander Vasilevsky, eroi della vittoria sui nazisti.

Chiamata Stalingrado nel 1925, la città fu ribattezzata Volgograd nel 1961 come parte del processo di destalinizzazione dell’Unione sovietica. Secondo un recente sondaggio, come scrive il Moscow Times, solo il 26 per cento degli abitanti sarebbe favorevole a tornare alla vecchia denominazione. Stalingrado per il 14 per cento degli intervistati ha un valore storico, mentre per il 12 per cento porta con sé la memoria di quella che i russi chiamano la Grande guerra patriottica. Il 67 per cento dei residenti invece non ci sta: cambiare nome sarebbe dispendioso (21 per cento), inutile (12 per cento) ed eccessivamente passatista (11 per cento).

Vladimir Putin dal canto suo ha dichiarato che non si opporrebbe certo al ritorno al passato se solo i cittadini fossero d’accordo. A fare pensare però è un’altra percentuale: solo il 7 per cento degli intervistati ha espresso un parere negativo sul dittatore. Del resto il partito al potere, Russia Unita, ha esortato i propri membri a paragonare la celebre battaglia del 12 febbraio 1943 alla cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina. Dunque anche Iosif può giocare un ruolo nella propaganda.

Stalin e Khomeini/ così la Russia e la Francia fanno i conti col passato
Il nuovo busto di Stalin inaugurato a Volgograd (da Novaya Gazeta).

Ogni traccia di Khomeini sarà cancellata da Neauphle-le-Château

Destino ben diverso, invece, quello riservato al fantasma di Khomeini. Come racconta Libération, dopo un lungo braccio di ferro tra gli attivisti anti regime iraniano e il consiglio comunale di Neauphle-le-Château, la sindaca il 26 gennaio scorso ha deciso di mettere un punto. E cancellare ogni traccia del soggiorno dell’ayatollah in città come il pannello con la sua effigie piazzato in bella mostra. Inoltre ha vietato le cerimonie commemorative. La rabbia e l’indignazione hanno però anticipato la burocrazia. Fino a pochi giorni fa, al 23 di route de Chevreuse, era ben visibile la targa commemorativa di Khomeini installata nel 2017 davanti a quello che negli anni è diventato un frutteto incolto, circondato da recinzioni e chiuso da un cancello verde. Proprio in quel punto, sotto un melo, Khomeini pregava e riceveva ospiti e giornalisti. La scorsa settimana l’immagine è stata divelta. Sui social un video mostra un ragazzo col viso coperto mentre la distrugge e al suo posto appende l’antica bandiera imperiale iraniana e una copertina di Charlie Hebdo dedicata all’ayatollah Ali Khamanei che a gennaio aveva provocato l’ira di Teheran.

In questo piccolo centro di 3.200 anime a 5 mila chilometri da Teheran, l’ex guida suprema dell’Iran organizzò in 112 giorni la rivoluzione che portò al rovesciamento del regime. Una pagina di storia imbarazzante che ora si vuole dimenticare, a maggior ragione alla luce della repressione violenta che sta insanguinando il Paese (500 le vittime tra cui numerosi bambini, quattro esecuzioni capitali e migliaia di arresti). Meglio per l’amministrazione ricordare un altro soggiorno: quello di Marguerite Duras.

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Khomeini nel giardino di Neauphle-le-Château nel 1978 (Getty Images).

L’esilio dell’ayatollah in Francia e le cerimonie dell’ambasciata di Teheran

Accolto in Francia come capo di Stato in esilio, Khomeini restò in questo piccolo centro dal 6 ottobre 1978 al 31 gennaio 1979. «Il nome di Neauphle-le-Château è inciso per sempre nella storia delle relazioni franco-iraniane», si leggeva sul cartello. «Il popolo iraniano ricorderà sempre l’ospitalità del popolo francese e l’accoglienza riservata all’Imam Khomeini». Ogni anno, fino al 2021, l’ambasciata iraniana in Francia organizzava qui una partecipatissima cerimonia per ricordare il rientro in patria dell’ayatollah il primo febbraio 1979 e la fine di 2500 anni di monarchia. La cittadina era così diventata nei decenni una sorta di exclave iraniana. Non a caso in Iran molte vie sono dedicate a Neauphle-le-Château (Nofel-Loshato), tra cui quella dove si trova l’ambasciata francese a Teheran.

Solo nel 2022, grazie alle pressioni dei militanti anti regime, la cerimonia non si è tenuta e lo stesso naturalmente quest’anno. Resta però un mistero da risolvere. Solo l’ambasciatore dell’Iran e i proprietari hanno le chiavi per entrare nel giardino. Secondo gli attivisti, si tratta di una coppia franco iraniana vicina ad Abolhassan Banisadr, lo stesso che accolse Ruhollah Khomeini al suo arrivo all’aeroporto di Orly il 6 ottobre 1978. Nessuno però sembra conoscerli. Di loro si sa solo che erano oppositori dello scià e che facevano parte di un gruppo di studenti che si trasferirono in Francia per completare gli studi universitari. L’ultimo domicilio è a Parigi. Colette, la moglie, non si fa vedere da più di 10 anni e si sarebbe convertita all’Islam. Suo marito potrebbe essere Asghar Asgari Khaneghah, antropologo e appassionato di poesia francese morto lo scorso aprile.

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L’Ayatollah Khomeini durante l’esilio in Francia (Getty Images).