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Quella tuta ha uno squid in più

Dalla divisa verde con il numero di riconoscimento, alle Vans bianche senza lacci: tutti vogliono vestire come i protagonisti della serie Netflix. E anche i produttori di biscotti Dalgona ringraziano.

11 Ottobre 2021 16:1011 Ottobre 2021 16:14 Camilla Curcio
Oltre a macinare numeri da capogiro, Squid Game sta monopolizzando anche i consumi del suo pubblico più affezionato. Lanciando veri e propri trend che, nel bene e nel male, sono diventati virali

Il successo di Squid Game continua a essere inarrestabile. Dopo aver portato a casa numeri da record che, presto, potrebbero renderlo la serie Netflix più vista di sempre, l’action drama sudcoreano si prepara a monopolizzare anche la moda, dettando nuove tendenze e influenzando i mercati. 

Squid Game, tutti pazzi per tuta e Vans

Dal lancio sulla piattaforma streaming a oggi, i fan si sono moltiplicati. Il primo effetto visibile è stato, senza dubbio, l’incremento straordinario nelle vendite della tuta da ginnastica e delle Vans Slip On bianche, i due pezzi che compongono la divisa dei personaggi (proprio com’era successo con La casa di carta). Secondo i dati forniti da Sole Supplier, outlet inglese specializzato nel commercio di sneaker, per le scarpe si parlerebbe di un’impennata pari al 7.800 per cento, con un 97 per cento di richieste in più rispetto al mese scorso. Numeri stellari anche per le ricerche dei completi da ginnastica rètro, cresciute del 97 per cento, di divise da lavoro fucsia (+62 per cento), delle magliette col numero identificativo (+35 per cento) e della nuance verde bosco, il colore dell’outfit dei giocatori (+130 per cento). Tutti dettagli perfettamente inseriti nell’estetica survivor o warcore. Alimentata dalla pandemia e, ancor prima, dalle proteste contro il cambiamento climatico, propone look da barricata fatti di giubbotti catarifrangenti, passamontagna e stivali militari. Ma non finisce qui. Anche i tradizionali biscotti Dalgona, sfoglie sottili e friabili a base di zucchero caramellato e bicarbonato, popolari negli Anni 70 e 80, stanno ritornando in voga. Soprattutto tra i giovanissimi che, a differenza dei loro genitori, abituati a fare merenda con quei dolciumi, non ne avevano mai sentito parlare prima. Adesso affrontano ore ed ore di coda pur di gustarne uno. Com’è successo a Seoul, dove i venditori ambulanti si sono ritrovati a venderne 500 al giorno, 300 in più rispetto alla media.

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Squid Game, così gli attori diventano influencer

Tra gli effetti più immediati dell’exploit della serie anche l’enorme riscontro mediatico dei suoi attori che ha, inevitabilmente, fatto gola ai grandi brand dell’haute couture. È il caso di Louis Vuitton che ha puntato gli occhi sulla 27enne Ho Yeon Jung, la disertrice nordcoreana Kang Sae-byeok. Dopo aver visto i suoi follower balzare da 400mila a 18 milioni in pochi giorni, la maison ha deciso di ingaggiarla come global ambassador, complice il suo passato da indossatrice. Una strategia adottata anche da Adidas, che l’ha scelta come modella di punta per la sua ultima campagna pubblicitaria. Con l’avvicinarsi di Halloween e degli infiniti brain storming di grandi e piccini per individuare il travestimento perfetto, il web ha già iniziato a essere costellato di idee che richiamano la storia scritta e diretta dal regista Hwang Dong-hyuk. Su Amazon, la voce costumi ispirati a Squid Game conta già 2mila risultati, mentre su Google la serie è da settimane in tendenza. Niente male per una trama nata per caso e rimandata al mittente per più di 10 anni.

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Netflix e gli investimenti sui prodotti coreani

Secondo alcuni addetti ai lavori, Squid Game non sarebbe altro che un test utile a Netflix per verificare l’eventuale riuscita di un progetto collaterale: un e-commerce dove trovare t-shirt e felpe ispirate al thriller. Un vero e proprio investimento nel merchandising con la speranza di rimpolpare il numero degli abbonati. Altri, invece, reputano il boom come la meritata ricompensa per il coraggio di aver puntato sull’intrattenimento made in South Korea. Dal 2015 al 2020, infatti, la compagnia ha speso oltre 700 milioni di dollari per l’acquisto di film e sceneggiati coreani. E, dal 2016, ne ha inseriti nel suo catalogo circa 80. Ottenendo un ottimo feedback soprattutto dagli Stati Uniti, dove il pubblico appassionato al K-drama si è duplicato. «L’Oscar a Parasite, la fortuna di band di K-pop come i BTS o le Blackpink, dimostrano chiaramente come gli spettatori, in tutto il mondo, si stiano innamorando degli artisti e della cultura coreana», ha spiegato al Guardian il vicepresidente dei palinsesti Netflix per la Corea Minyoung Kim. Anche quest’anno, le spese in cantiere non sembrano essere da meno: il gigante dell’on demand ha in mente di acquisire contenuti coreani per un ammontare di 500 milioni di dollari. 

Squid Game, il pericoloso fenomeno dell’emulazione

Ovviamente, la popolarità dello show ha contribuito a rendere virali anche trend assolutamente negativi. La polizia inglese si è trovata più volte costretta a mettere in guardia i teenager dalle challenge online che li spingevano a emulare i giochi riprodotti in Squid Game. E nonostante i controlli a tappeto, sono ancora diverse le simulazioni. Veri e propri inviti alla violenza, nei quali i perdenti vengono minacciati con una pistola ad aria compressa. «Siamo coscienti del fatto che, online, girino post e filmati del genere o anche più pericolosi», hanno spiegato gli agenti in un comunicato, «Quel che possiamo assicurare è che stiamo lavorando giorno e notte per raccogliere tutto il materiale possibile e definire un piano d’azione immediato e mirato a rimuoverli». 

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