Affabili con alcuni, scontrosi con altri, capaci di scegliere e distinguere le compagnie. Non si parla di persone, ma degli squali leuca. Un recente studio realizzato alle Fiji ha, infatti, dimostrato che questi superpredatori tenderebbero a creare, in positivo o in negativo, rapporti molto stabili coi loro simili. Partendo da un campione di tremila esemplari della Shark Reef Marine Reserve (Srmr), i ricercatori hanno osservato, nell’arco di 13 anni di immersioni, il comportamento di 91 squali leuca, facilmente riconoscibili dalle cicatrici o dalle pinne deformi o mancanti.
Lo studio sul comportamento degli squali leuca
Sono, dunque, andati alla ricerca di segnali e comportamenti oggettivi che potessero riguardare rapporti solidi, non legati a un’occasione particolare. Si è così notato che «alcuni preferirebbero stare sempre con gli stessi compagni, evitandone altri», ha spiegato al Guardian lo scienziato svizzero Juerg Brunnschweiler, ideatore dello studio. L’iniziativa ha contribuito in maniera importante a colmare delle lacune nella ricerca sui costumi dei pescecani. «Lavorare su uno spettro di dati come quello raccolto alle Fiji è stato elettrizzante e, soprattutto, scientificamente stimolante visto il gap di dati relativi al comportamento degli squali leuca», ha aggiunto Thibaut Bouveroux, dottorando del Dauphin Sea Lab e tra gli autori del progetto, «Le informazioni che abbiamo raccolto ci hanno dato l’opportunità di provare a capire se gli squali leuca siano in grado di socializzare e in che modo questo influisca, nel tempo, sulla loro quotidianità».
Squali leuca, insieme per cercare cibo?
Nella compilazione del report, il team ha studiato con attenzione i parametri comportamentali raccolti nel corso delle immersioni, grazie alla collaborazione di Beqa Adventure Divers, dive resort operativo dal 2003 nell’Oceano Pacifico. Attirati con un’esca, c’era il rischio che gli squali manifestassero certi atteggiamenti perché condizionati dalla situazione e dalla presenza di cibo nelle vicinanze. Un’ipotesi che, se non considerata, avrebbe potuto alterare i risultati.
Non c’è la certezza assoluta che due o più squali si muovano insieme verso una determinata zona perché si trovano bene o condividono tratti caratteriali come la curiosità o l’audacia, ma se lo fanno con una certa frequenza, non può essere casuale: «Abbiamo notato come alcuni esemplari non solo tendessero a muoversi insieme nei paraggi, ma anche a spostarsi verso altri siti, più lontani», ha sottolineato Brunnschweiler. «Questo ci ha fatto pensare che le nostre teorie potrebbero non essere così campate in aria e che quindi ci sia la possibilità che questa specie sia incline alla socialità».
Lo studio sugli squali leuca: «Un punto di partenza»
Si tratta, comunque, di un punto di partenza e il team dovrà fare parecchia strada per trasformare gli indizi in evidenza scientifica. «In futuro, cercheremo di identificare meglio i tratti della personalità dei singoli esemplari, per capire non solo come funzioni la formazione di un gruppo, ma anche la sua gerarchia interna», hanno precisato i ricercatori.
«È sempre bene ricordare che, al contrario di altre razze marine o della fauna terrestre, come gli elefanti o gli scimpanzé, non si può generalizzare parlando degli squali come animali sociali. Partendo da questo assunto, ci sono alcuni esemplari maggiormente aperti alla coesistenza con altri simili», ha dichiaro Bouveroux. Ecco perché, secondo Brunnschweiler, sarebbe sbagliato anche parlare di amicizia: «Quello è un rapporto di affetto reciproco tra uomini, non tra animali. Sarebbe errato umanizzare la relazione tra gli squali dandole questo nome».