Gli squali continuano a diminuire, tanto che ad oggi circa un terzo delle specie è a rischio estinzione. Un fenomeno che vede una delle cause principali nel commercio in Asia delle pinne, ingrediente fondamentale per alcuni piatti della tradizione locale. Un nuovo studio però, che non ha tenuto conto della Cina, ha riscontrato come la metà delle pinne provenga dall’Europa. Dal vecchio continente viene importato il 45 per cento del totale e in testa a questa classifica c’è la Spagna.

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I principali acquirenti delle pinne degli squali sono Hong Kong, Singapore e Taiwan
La ricerca, dal titolo Domanda e offerta: il ruolo dell’UE nel commercio mondiale di squali, è opera del Fondo internazionale per il benessere degli animali (IFAW). L’analisi ha coperto, dal 2003 al 2020, utilizzando i dati estratti da tre fra i maggiori centri commerciali asiatici. L’esito ha mostrato che, mentre il mercato principale dei prodotti legati alle pinne si trovi in Asia, è l’Europa la principale fornitrice mondiale. Spagna, ma anche Italia, Francia, Portogallo e Olanda hanno infatti contribuito al 45 per cento della circolazione delle pinne di squali nel mondo. L’altra metà contiene indubbiamente la Cina, fra i principali fornitori sul pianeta, che però non è stata coinvolta nell’analisi.
Our latest study released today ahead of #CITESCOP19 examines the EU’s role as a major supplier and trader in the #GlobalSharkTrade.
The Executive Summary is here: https://t.co/1dEYdeMndt but this #Thread outlines the key findings & recommendations. #LimitTradeSaveSharks 👇 pic.twitter.com/zXhveq9ucl
— ifaw (@ifawglobal) March 1, 2022
Come riporta il Guardian, fra 2003 e 2020 i principali acquirenti sono stati Hong Kong, Singapore e Taiwan, i tre paesi che ne fanno maggiore uso. Nel medesimo periodo, la sola Spagna ha fornito più di 51 mila tonnellate di pinne di squali, con una media di quasi 3000 ogni anno. «Molti attribuiscono l’onere ai paesi consumatori, principalmente in Asia», ha dichiarato al Guardian Stan Shea, membro del gruppo per la conservazione degli oceani Bloom Association Hong Kong. «Sono però ugualmente responsabili tutti i paesi con flotte pescherecce operanti a livello internazionale».
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Gli esperti chiedono all’Unione Europea maggiore controllo delle esportazioni
In Europa è in vigore una legge che vieta lo spinnamento, ossia la rimozione delle pinne dagli squali ancora in vita con il conseguente scarto del pesce. È però consentita la compravendita dell’esemplare intero, eccezion fatta per alcune specie elencate da CITES, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. Spesso però la gestione della pesca non ottiene la giusta attenzione fin quando la minacce non assumono un peso specifico importante, tanto che solo un quarto dei prodotti è soggetto a controlli. «Come dimostra il nostro rapporto, l’Unione Europea ha un ruolo chiave nei mercati globali», ha spiegato al Guardian Barbara Slee, autrice dello studio. «Chiediamo pertanto che intervenga per proteggere questi animali dall’estinzione». La proposta intende ottimizzare il monitoraggio, combattere il commercio illegale e migliorare le registrazione dei dati internazionali.
#DYK: Only 25% of the #GlobalSharkTrade is currently subject to sustainable trade limits. A new IFAW study calls for countries, including the EU, to sustainably manage #sharks and accurately track trade levels: https://t.co/1dEYdeMndt#LimitTradeSaveSharks pic.twitter.com/va702p7TPS
— ifaw (@ifawglobal) March 1, 2022
Una ricerca dello scorso settembre aveva notato come ogni anno la pesca intensiva uccida 100 milioni di squali. Sebbene la maggior parte degli esemplari sia catturata involontariamente, potrebbe costituire un bersaglio non ufficiale nelle mire delle attività ittiche che lavorano sottobanco. L’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) ha valutato 391 delle 1199 specie al mondo a rischio estinzione, 90 delle quali in serio pericolo. Le minacce riguardano soprattutto i pesci sega, i pesci chitarra giganti e varie specie di razze delle aree tropicali e subtropicali.