Prima inquadratura: giovani senza il becco di un rublo, famiglie in difficoltà, mariti abbandonati. Seconda scena: un padre regala alle figlia uno smartphone, un uomo soddisfatto guida una nuova Ford, un nipote “salva” dalla vendita la vecchia Lada del nonno, una donna chiede all’ex in uniforme di riprovarci e costruire una famiglia. Tutti hanno fatto fortuna e ora possono godersi una vita più agiata e felice. Questi ‘miracoli sul Don’ non sono la trama di un film di Natale ma quella di una serie di spot patinati per il reclutamento nell’esercito russo apparsi online la scorsa settimana. «Diventa volontario! Cambia la tua vita!» recita il claim degli annunci che offrono alle potenziali reclute paghe superiori alla media, riduzione del debito, un migliore status sociale e altri incentivi finanziari.
RU channels have been bickering if this recruitment ad is real or a Ukrainian psyop. It shows a grandpa+grandson living in extreme poverty, with the grandson's only solution for saving their old Lada being signing up for the army. Turns out it's a real Russian-made ad. pic.twitter.com/4NaLkcEZ5I
— Christo Grozev (@christogrozev) December 20, 2022
La polemica dei blogger pro guerra
L’iniziativa non è però andata giù ai numerosi blogger pro guerra. L’enfasi posta sul denaro, secondo i guerrafondai, tradirebbe infatti gli ideali nobili che dovrebbero spingere ogni vero russo a imbracciare un fucile e partire per l’Ucraina. Andare al fronte solo per soldi, in altre parole, è l’essenza di quella debolezza morale tipica dell’Occidente presa di mira dalla propaganda russa. Come se poi i mercenari della Wagner combattessero esclusivamente per amor patrio. Non solo. Intorno al caso, a causa dell’anonimato del committente degli spot, sono nati fior fior di complottismi, tanto che c’è chi aveva addirittura ipotizzato si trattasse di una trappola-scherzo ordita da Kyiv. Una volta sgomberato il campo dai dubbi e realizzato che si trattasse di una produzione made in Russia, la rabbia però è rimasta come dimostra lo sfogo di Andrei Medvedev, giornalista della tv di Stato, su Telegram: «Uno sputo così grande sulla nostra gente può essere considerato solo un crimine».

Attori all’oscuro della finalità degli spot pagati 8 mila rubli
La testata investigativa iStories ha scoperto che la maggior parte degli attori, pagati 8 mila rubli (113 dollari), erano stati tenuti all’oscuro dello scopo della campagna. Ad alcuni di loro era stato detto che i video sarebbero serviti a qualche azienda per uso interno. I video, apparsi per la prima volta sulla pagina semisconosciuta di VKontakte ‘Sono mobilitato’, sono stati subito cancellati insieme con il profilo che li ospitava non prima però di essere diventati virali.

La task force dei blogger voluta da Putin
La propaganda ufficiale però non si ferma. Per una campagna fallimentare e boomerang, ce n’è un’altra coordinata direttamente dal Cremlino. Vladimir Putin ha appena istituito una task force di blogger pro guerra. Una mossa che, nonostante le rassicurazioni di Mosca, ha alimentato dubbi circa un secondo round di mobilitazione. La nuova squadra composta da 31 membri e presieduta da Andrei Turchak, vicepresidente del Consiglio della Federazione, la Camera alta del parlamento, dovrà tra le altre cose dare indicazioni sull’educazione patriottica rivolta ai giovani russi e sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Il gruppo riferirà ogni mese direttamente a Putin e offrirà le sue raccomandazioni a legislatori, autorità esecutive e organizzazioni competenti. Inoltre avrà il supporto del ministero della Difesa.