La Spigolatrice di Sarpi e le altre statue della polemica
Dal monumento alla porchetta alla lavandaia di Bologna ecco i casi più celebri di polemiche legate a opere d'arte di dubbio gusto
Non si placa la polemica intorno alla statua della Spigolatrice. Il monumento è stato inaugurato a Sarpi, in provincia di Salerno, domenica 26 settembre.
La statua in bronzo rappresenta la lavoratrice dei campi, addetta alla spigolatura, al centro della poesia di Luigi Mercantini dedicata al fallito tentativo di insurrezione anti borbonica nel Cilento. La donna, per difendere i suoi ideali si era rifiutata di andare a lavorare nei campi con un atto di ribellione passato alla storia. A far discutere è stata la scelta dell’artista di mettere in evidenza le forme della donna con un abito che rievoca un effetto di nudo.
Le polemiche sul corpo della spigolatrice
«È un’offesa alle donne e alla storia che dovrebbe celebrare», ha scritto su Twitter Laura Boldrini che poi si è domandata «Ma come possono perfino le istituzioni accettare la rappresentazione della donna come corpo sessualizzato? Il maschilismo è uno dei mali dell’Italia».
Monica Cirinnà ha poi aggiunto: «A Sapri uno schiaffo alla storia e alle donne che ancora sono solo corpi sessualizzati. Questa statua della Spigolatrice nulla dice dell’autodeterminazione di colei che scelse di non andare a lavoro per schierarsi contro l’oppressore borbonico. Sia rimossa!»
Sia lo scultore Emanuele Stifano sia le istituzioni locali difendono l’opera, ma non è certo la prima volta che una scultura o un’installazione suscitano polemiche e indignazione.
La lavandaia di Bologna
DI tenore simile, ad esempio, la polemica circa la lavandaia di Bologna di Saura Sermenghi collocata in città nel 2000. La scultura riproduce le sembianze di una donna nuda dentro una bacinella intenta a lavare i panni. AI tempi se ne era parlato tanto, con le polemiche di chi sottolineava che non si è mai vista una lavandaia nuda a lavoro.
I pesci in Marocco
In Marocco qualche tempo fa non si parlava d’altro se non della scultura che si trovava all’interno di una rotonda a Mehdia, nella provincia di Kénitra, nel nordovest del Paese. L’opera riproduceva le sembianze di due pesci immortalati nell’atto di fare un salto fuori dall’acqua. I due pesci giganti ricordavano in maniera piuttosto esplicita la forma di due peni. Secondo i contestatori la statua poteva essere definita «pornografica» e del tutto inadatta alla morale.
I contestatori hanno avuto la meglio sull’opera le i due pesci sono stati demoliti. L’obiettivo era quello di rendere omaggio alle tradizioni dei pescatori locali, ma la forma «eccessivamente fallica» dell’installazione ha scosso il buoncostume della popolazione.
La statua della vagina
Dello stesso tenore la polemica che era sorta a Roma in occasione della festa delle donne. Lo scorso 8 marzo un gruppo di attiviste femministe era sfilato nei pressi della Chiesa dei Santi Angeli Custodi guidata da Don Mario Aceto portando “in processione” una simbolica statua della Madonna che in realtà riproduceva la forma di una vagina.
L’enorme vagina di cartapesta arrivava come gesto di protesta verso Don Aceto che aveva pronunciato una frase omofoba circa un cartellone femminista posto sulla piazza del municipio. Le autorità locali e i cittadini della zona avevano definito l’installazione femminista di cattivo gusto e blasfema e per giorni era montata la polemica.
Il monumento alla porchetta
Ancora polemica a Roma per il monumento alla porchetta. Al centro di piazza San Giovanni della Malva, nel cuore di Trastevere, era stata eretta una statua di pietra che raffigurava una porchetta, cibo simbolo della tradizione romana. Le associazioni animaliste erano immediatamente insorte chiedendo la rimozione del monumento. Secondo gli ambientalisti la statua, oltre a essere inopportuna, era anche brutta. Nei giorni successivi all’installazione qualcuno aveva imbrattato il monumento con vernice rossa come fosse sangue ricordando che «Dietro ogni porchetta c’è un maiale morto».