In assenza di un accordo tra governo e gestori, tra qualche settimana lo Spid potrebbe spegnersi definitivamente. A fine aprile scadono infatti le convenzioni per la gestione dell’identità digitale – già scadute a fine 2022 ma prorogate d’ufficio dall’Agid (Agenzia per l’Italia digitale) – e, senza una quadra, lo strumento rischia di non poter più essere utilizzato.
Spid, possibile addio ad aprile?
Lunedì 20 febbraio, il direttore generale di Agid Francesco Paorici ha incontrato le aziende che hanno ribadito le richieste avanzate nei giorni scorsi in una lettera ad Alessandro Musumeci, capo della segreteria tecnica del sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti. Il problema principale per i gestori riguarda i costi legati ai servizi di assistenza da fornire ai 33 milioni di cittadini e alle 12 mila Pubbliche Amministrazioni che hanno adottato il sistema.

Attualmente, a rappresentare i fornitori del 95 per cento dei servizi digitali come Spid, Pec e firma elettronica è Assocertificatori (tra i soci vi sono Aruba, Infocert e Poste che da sola ha circa il 76 per cento degli Spid rilasciati). Nella riunione con Agid, la sua posizione ha avuto il sostegno anche del restante 5 per cento che non fa parte dell’associazione. Il presidente Carmine Auletta si è detto disponibile, in un colloquio con il Corriere della Sera, ad accettare un’ulteriore proroga di alcuni mesi. A patto però che ci sia la volontà politica di affrontare il problema della sostenibilità economica del sistema.

I gestori chiedono fondi per coprire i costi
Quando è nato lo Spid, ha ricordato, il legislatore aveva stabilito che l’infrastruttura avrebbe dovuto essere gratuita per i cittadini e per la Pubblica Amministrazione e sarebbe stata finanziata con i flussi di cassa dei provider che avrebbero dovuto essere ripagati dalle transazioni dei privati. «Abbiamo chiesto più volte di promuovere l’utilizzo dello Spid uso professionale e persona giuridica a pagamento, abbiamo proposto di creare un sistema di crediti di imposta per incentivare i service provider privati, ma non si è fatto nulla», ha evidenziato. Nella lettera al sottosegretario Butti, i gestori hanno quindi chiesto un fondo dedicato per coprire i costi del servizio e gli investimenti in innovazione. Inoltre, vogliono essere coinvolti nella strategia del governo per il futuro dell’identità digitale in Italia – a dicembre si era parlato di creare un sistema unico, gestito dallo Stato, in cui far confluire Spid e CIE (Carta d’Identità Elettronica). Per trovare un accordo rimangono solo due mesi di tempo.