Il governo Meloni potrebbe intervenire sullo Spid, il sistema pubblico di identità digitale nonché chiave di accesso ai servizi online della Pubblica Amministrazione. L’idea è quella di una migrazione alla Cie (Carta d’identità elettronica) attraverso una transizione negoziata in linea con le regole e gli standard europei.
L’ipotesi di spegnere lo Spid
La proposta è giunta durante la festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia, dove il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti ha così affermato: «Dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e a promuovere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale, nazionale e gestita dallo Stato». Già nel 2020, da deputato, aveva firmato un ordine, poi accolto dall’Aula, che impegnava l’esecutivo ad arrivare al cosiddetto «Spid di Stato» con il Viminale identity provider unico e un’identità digitale non più affidata ai gestori privati ma solo ad aziende pubbliche (come Poste italiane).

Caratteristica dell’attuale Spid è infatti la presenza di una serie di gestori, nove ad oggi, che lo forniscono e gestiscono l’autenticazione degli utenti: Aruba Pec, In.Te.Sa, InfoCert, Lepida, Namirial, Poste italiane, Register, Sielte e TI Trust Technologies. I cittadini possono scegliere a chi rivolgersi e, attraverso lo Spid, accedere con qualsiasi dispositivo ai servizi della PA abilitati usando sempre la stessa password e lo stesso nome utente.

Secondo il monitoraggio sull’avanzamento della trasformazione digitale, le identità Spid sono 33.324.270, quasi un testa a testa con i possessori di carta d’identità elettronica – 31,3 milioni a settembre. I due sistemi, però, non sono sovrapponibili: mentre il primo garantisce una soglia di sicurezza di primo e secondo livello, il secondo arriva al terzo livello, quello richiesto dagli standard di sicurezza fissati dall’Europa per l’identità digitale europea che dovrebbe vedere la luce dal 2025.
Cosa può cambiare
Già in passato il governo aveva tentato di avviare la convergenza dei due meccanismi, immaginando una procedura unica che avrebbe consentito ai cittadini di ottenere insieme Spid e Cie. Un progetto mai portato a compimento per le resistenze del Viminale e che ora Butti vuole ritentare con un’idea più drastica: creare un’unica identità digitale, nazionale e gestita dallo Stato consentendo il rilascio della carta d’identità digitale da remoto in 24 ore a costo zero e studiando una migrazione da Spid a Cie attraverso una «transizione negoziata» che coinvolga i gestori privati di identità digitali e sia in linea con le regole e gli standard europei.