Rifiuti su Marte
Batteri, microrganismi e piccole spore sarebbero arrivate sul Pianeta rosso dalla Terra. Per quanto astronavi e satelliti siano costantemente sterilizzati è impossibile azzerare il rischio di inquinamento
Da quando è iniziata la corsa allo Spazio, l’uomo ha mandato su Marte circa trenta sonde. Ultima in ordine cronologico il rover Perseverance che, il 18 febbraio 2021, ha toccato la superficie del pianeta rosso. Con questo viavai di veicoli spaziali e armamentari tecnologici, però, ci si è spesso chiesti se, dalla Terra, potessero spostarsi anche microscopici batteri e piccole spore.
Lo studio che ha rintracciato batteri su Marte
A dare credibilità a quest’ipotesi, uno studio della Cornell University. Gli studiosi hanno, infatti, dimostrato come alcuni microrganismi siano riusciti a sopravvivere alle operazioni di disinfezione e sanificazione previste dal protocollo, per poi evolversi in orbita con inedita rapidità.
Come spiegato alla BBC da Christopher Mason, professore di genomica, fisiologia e biofisica, il processo di costruzione di una sonda o di un veicolo spaziale deve seguire un iter preciso. L’assemblaggio procede a strati e ogni componente viene accuratamente sterilizzato prima di essere montato. Questo metodo dovrebbe annullare il rischio di contaminazione per la macchina e l’equipaggio. In realtà, non è così. È scientificamente impossibile ridurre a zero la presenza di biomassa su una superficie. I microbi popolano il nostro pianeta da miliardi di anni e sono ovunque. Perfino nella più pulita delle case.
L’esperimento per trovare i batteri
Analizzando un set di microrganismi, di cui metà coltivata in laboratorio e la restante parte prelevata da una camera completamente sterilizzata, il team ha scoperto quali di queste specie batteriche siano in grado di adattarsi all’atmosfera spaziale. Gli esperimenti ne hanno rintracciate alcune dotate di geni capaci di resistere alle radiazioni, alla disidratazione e ad ambienti particolarmente freddi. Una serie di skill che giustificherebbero il loro arrivo (e la loro permanenza) nello Spazio. La capacità di modificare il genoma, inoltre, ha indotto l’iniziale convincimento che si trattasse di forme indigene, ipotesi rivelatasi errata.
Batteri anche da Marte verso la Terra
Il rischio di contaminazione, tuttavia, non è unidirezionale. Potrebbe accadere che, da Marte, arrivi qualcosa di estraneo sulla Terra. Un’evenienza non esattamente remota, che potremo verificare con la missione spaziale predisposta da Nasa e Agenzia spaziale europea e prevista per il 2028. Se gli astronauti riscontrassero forme di vita sul pianeta rosso, non sarebbe assurdo, poi, ritrovarcele in casa.
I risultati del lavoro della squadra del professor Mason sono stati raccolti e catalogati nell’Extreme Microbiome Project. Si tratta di una sorta di database, punto di partenza per nuovi studi sui microrganismi e sulle loro mutazioni. Una vera e propria cassetta degli attrezzi per nuove sperimentazioni, per capire più da vicino i meccanismi di adattamento di specie diverse dalla nostra e, eventualmente, aggirarne preventivamente l’estinzione. Anche nello Spazio.