Spagna, trionfo della destra alle amministrative: Sanchez convoca elezioni anticipate
La Spagna vira a destra: disfatta dei socialisti di Sanchez alle Amministrative, stravinte dal blocco formato dal Partito popolare e dagli utraconservatori di Vox. Gli scenari in vista delle elezioni generali, anticipate al 23 luglio dopo le dimissioni del premier e lo scioglimento delle Camere.
Disfatta, anzi fracaso in Spagna per il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) del premier Pedro Sánchez, che dopo la sconfitta alle elezioni amministrative ha rassegnato le dimissioni, sciolto il Parlamento e indetto il voto anticipato per il 23 luglio: la destra, con il Partito Popolare (Pp) e Vox, ha conquistato le principali città del Paese. Non solo la capitale Madrid, da sempre roccaforte dei conservatori, ma anche Siviglia e Valencia, finora controllate da formazioni progressiste. Sconfitta pure a Barcellona, dove il candidato del Pp Jaume Collboni è stato superato da Xavier Trias, leader degli indipendentisti (di destra) di Junts per Catalunya, mentre la sindaca uscente Ada Colau è arrivata terza.

Il blocco di destra ha strappato sei comunità autonome
I socialisti di Sanchez e i loro alleati di sinistra hanno perso praticamente tutti i posti che contavano nelle elezioni locali e la disfatta si è allargata alle Regionali, con il successo del blocco conservatore in 6 delle 12 (su 17) comunità autonome chiamate al voto: Comunità Valenciana, Aragona, Baleari, Extramadura, Canarie e La Rioja. I socialisti hanno tenuto duro almeno nelle Asturie, in Navarra e in Castilla-La Mancha. Per quanto riguarda le città (8.087 i Comuni al voto), i socialisti hanno perso anche Valladolid e Palma di Maiorca, che contavano di tenere. Sánchez e i suoi alleati di sinistra hanno pagato le risposte politiche date a diverse emergenze che hanno toccato la Spagna (e non solo) negli ultimi anni, dal Covid all’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, fino alla guerra in Ucraina.

L’ascesa del Partito popolare, a braccetto con Vox
Alle ultime elezioni locali, che si erano svolte nel 2019, il Psoe aveva raccolto circa 1,6 milioni di voti in più rispetto al Pp: il margine di vantaggio è stato completamente sgretolato dal partito guidato da Alberto Núñez Feijóo, adesso prima forza del Paese con quasi 800 mila voti di vantaggio. I socialisti di Sánchez hanno perso poco più dell’1 per cento di voti ed è stata l’ascesa dei popolari a fare la differenza, con un passaggio dal 22,7 per cento di quattro anni fa al 31,5 per cento di oggi. Un elettorato dove hanno trovato spazio molti “ex” di Ciudadanos, partito di orientamento liberale di un certo peso a metà dello scorso decennio e oggi sostanzialmente sparito. Crescono anche gli ultraconservatori di Vox, guidati da Santiago Abascal – molto vicino a Giorgia Meloni – che hanno praticamente raddoppiato le preferenze in un quadriennio, mentre le urne hanno certificato la crisi di Podemos, tra l’altro in rotta con il Psoe dopo l’approvazione del Parlamento della cosiddetta “legge trans” e della riforma della normativa sull’aborto sulle quali i socialisti avevano espresso riserve. Il doppio appuntamento con le urne di ieri 28 maggio era stato largamente annunciato alla vigilia come un test cruciale per i partiti in lizza, in vista delle elezioni generali di dicembre. E così è stato: preso atto del sorpasso della destra, Sanchez questa mattina ha chiesto un incontro urgente al re Felipe VI, comunicandogli poi le dimissioni e l’intenzione di sciogliere immediatamente il Parlamento per convocare elezioni anticipate per il prossimo 23 luglio.
El presidente del Gobierno, @sanchezcastejon, ha comunicado al jefe del Estado su decisión de convocar un Consejo de Ministros esta tarde, para disolver las Cortes y proceder a la convocatoria de elecciones generales.
Los comicios se celebrarán el domingo 23 de julio. pic.twitter.com/LU7WI7fEze
— La Moncloa (@desdelamoncloa) May 29, 2023
I cinque anni di Sanchez da presidente del governo di Spagna
Sánchez era stato eletto presidente del governo nel 2018, dopo la sfiducia al predecessore Mariano Rajoy del Pp, travolto da uno scandalo di corruzione. Per formare un nuovo esecutivo, aveva raccolto l’appoggio di Podemos, Sinistra unita, Sinistra repubblicana di Catalogna e del Partito democratico europeo catalano. Le elezioni generali di aprile 2019 avevano visto il successo del Psoe, che aveva ottenuto il 28 per cento dei voti. Poi, dopo una nuova tornata elettorale a novembre, al termine di mesi di impasse, Psoe e Podemos avevano trovato l’accordo per governare insieme, nel primo esecutivo di coalizione della democrazia spagnola.
Nonostante i sondaggi dessero risultati molto ravvicinati tra i blocchi di destra e di sinistra, il Psoe aspirava a preservare e persino aumentare la presa sul territorio raggiunta nel 2019. L’entità della sconfitta dei partiti di sinistra ha così spinto il governo ad anticipare l’appuntamento elettorale.
Gracias, muchas gracias a los 7 millones de personas que nos han dado su confianza.
Hemos dado #ElPrimerPaso para abrir un nuevo ciclo político en España. pic.twitter.com/3PgbBL9ITq
— Alberto Núñez Feijóo (@NunezFeijoo) May 28, 2023
Gli spagnoli tornano a votare tra meno di due mesi: gli scenari
Lo scenario più probabile vede la vittoria del Partito Popolare, guidato da poco più di un anno da Núñez Feijóo: «La Spagna ha iniziato un nuovo ciclo politico, il mio momento arriverà presto, se gli spagnoli lo vorranno», ha dichiarato. Per governare avrà bisogno di Vox, formazione politica di estrema destra entrata per la prima volta in parlamento nel 2019, grazie al 7 per cento dei voti ottenuto su base nazionale. Diventato a livello regionale partner indispensabile per il Pp, che sarà in grado di governare nelle sei regioni conquistate solo con il sostegno dell’estrema destra, di Vox – già terzo partito in parlamento – punta ora a esserlo anche su scala nazionale. Altro che primer paso citato da Núñez Feijóo: la Spagna tra meno di due mesi potrebbe fare un bel salto a destra.