Spagna, prima condanna per fake news: 15 mesi di carcere e 1.600 euro di multa
L'uomo è stato condannato per aver pubblicato un video di 45 secondi di un'aggressione, spacciandola per opera di un immigrato minorenne.
Il Tribunale provinciale di Barcellona ha emesso una sentenza storica, la prima in Spagna contro un uomo condannato per aver pubblicato e diffuso online fake news su migranti minorenni. A pubblicare la notizia sono stati i quotidiani spagnoli El Mundo ed El Pais, che hanno raccontato la vicenda. La condanna per l’uomo è stata di quindici mesi di carcere. A questi si aggiunge il pagamento di una multa da 1.620 euro. Ad aggravare la posizione del condannato è stato il profilo Twitter, pieno di attacchi razzisti ai migranti.

Il video di un’aggressione attribuito a un migrante, ma era in Cina
Nello specifico, l’uomo è stato condannato per aver pubblicato e fatto circolare sui social media un video. Nella clip, che dura 45 secondi, si vede un uomo aggredire una donna fisicamente. E l’aggressione viene attribuita a un migrante minorenne residente in Catalogna. Ma l’accusa è falsa. El Pais rivela che si tratta di un video registrato in Cina e diffuso dalle autorità di Pechino, che cercavano di identificare l’aggressore. Durante le indagini è stato poi scoperto che il profilo Twitter del condannato conteneva diversi post xenofobi e razzisti, zeppi di riferimenti ai migranti con informazioni false di varia natura.

L’uomo ha accettato la pena: potrebbe evitare il carcere
Di fronte ai giudici, l’uomo ha ammesso il reato e accettato la pena di 15 mesi. Adesso spetterà al tribunale stabilire se potrà evitare il carcere e secondo i media spagnoli sarà così. El Pais scrive che la pena sarà sospesa, purché non commetta più un reato simile e segua un percorso di riabilitazione. Nella sentenza si legge che l’uomo ha diffuso il video «con manifesto disprezzo della verità» allo scopo di «diffamare globalmente e ingiustamente minori non accompagnati di altri paesi». Ad aggravare la situazione è stato proprio il fatto che ci fosse di mezzo un minore, considerato dal pm nelle categorie «particolarmente vulnerabili».