In Spagna è in atto una moria di pesci senza precedenti. Nella laguna del Mar Menor, nella regione sud-est di Murcia, ogni giorno si conta una quantità enorme di esemplari morti. Una strage che ha l’effetto collaterale di contaminare le acque e l’aria circostante. Già ad agosto, il numero di carcasse in decomposizione era salito a cinque milioni, tanto che le spiagge, un tempo meta turistica, sono adesso deserte. La causa, secondo quando sostiene un nuovo studio, sarebbe la fioritura di alghe tossiche innescata dai rifiuti organici degli allevamenti intensivi di suini.
Droni e immagini dal satellite, un’indagine durata quattro mesi
Le immagini delle acque torbide della laguna e le lamentele della popolazione per il cattivo odore hanno fatto il giro del mondo. A condurre la nuova indagine, per una durata complessiva di quattro mesi, sono stati i giornalisti di Lighthouse Reports, elDiario.es e La Marea. Grazie all’utilizzo di droni e immagini satellitari, si è potuto notare come l’area fosse intasata di liquami e rifiuti scaricati su terreni vicini o immagazzinati in grandi buche del terreno non a norma. Non certo una novità, dato che, già nel 2019, un report del ministero dell’Ambiente aveva riscontrato violazioni delle normative di stoccaggio dei rifiuti nel 90 per cento delle strutture.

«Ci sono circa 450 allevamenti di suini nel bacino di cui nessuno parla», ha affermato al Guardian María Giménez Casalduero, ex professoressa all’Università di Murcia. «È come se concedessimo un’amnistia all’industria del maiale. L’impermeabilizzazione delle pozze dei liquami è inesistente, per questo le acque sono così contaminate». Il solo comune di Fuente Álamo, a 45 chilometri dalla laguna, ospita 289 aziende, corrispondenti all’80 per cento degli allevamenti della zona bagnata dal Mar Menor. Esse scaricano liquami e feci suine in oltre 1000 bacini e stagni artificiali, appositamente costruiti, ma non debitamente isolati.
La scoperta sembra così scagionare, almeno in parte, il ramo agricolo, inizialmente considerato come unica causa del disastro per l’uso dei fertilizzanti nell’area antistante la laguna. Tutti i rappresentanti del settore hanno infatti ribadito la loro conformità alle disposizioni governative, secondo «un metodo riconosciuto dalla legislazione, sia attuale che precedente».
Principale acquirenti dei maiali della Spagna è la Cina
Intanto però il numero di suini nella regione continua a salire. Lo scorso anno la Spagna ha macellato più di 56 milioni di maiali, con un aumento di 3 milioni rispetto al 2019. La ragione risiede nel consistente aumento della domanda di carne, tale da rendere la nazione iberica il principale produttore europeo. Chorizo, filetto e lardo spagnolo sono infatti molto richiesti in Cina, che ha visto ridursi le sue risorse del 40 per cento per via di un focolaio di peste suina africana. «Non è possibile rifornire l’Oriente senza distruggere il nostro territorio», ha continuato Gimenéz Casalduero. «Il Mar Menor non può diventare la latrina d’Europa».

«Gli allevamenti sono cresciuti senza alcun controllo, creando una bolla guidata esclusivamente dai mercati internazionali», ha dichiarato al Guardian Andrés Pedreño Cánovas, professore di sociologia all’Università di Murcia. «Le bolle però scoppiano sempre e questa si lascerà dietro un territorio devastato». Intanto Interporc Spain, rappresentante del settore del suino in terra iberica, ha confermato i grandi sforzi dell’industria per proteggere l’ambiente, riutilizzando «il 90 per cento dei liquami per sostituire i fertilizzanti o come nuova fonte di energia elettrica».
L’afflusso dei pesci morti però è solo l’ultimo capitolo di una saga durata decenni. Nel 2016, la fioritura di alghe aveva trasformato le acque del Mar Menor in una «densa zuppa verde». Nel 2019 invece, si era registrata una moria di migliaia di crostacei.