Il prossimo 20 febbraio partirà dalla Russia una nuova navetta Soyuz MS-23 senza equipaggio. L’agenzia spaziale di Mosca, la Roscosmos, ha reso noto che tra poche settimane partirà la missione per riportare sulla Terra, dalla Stazione Spaziale Internazionale, gli astronauti russi Dimitri Petelin e Sergey Prokopyev e lo statunitense Frank Rubio. Una missione di concerto con la Nasa, in pieno spirito di collaborazione dopo le indagini che hanno riguardato la perdita di liquido refrigerante della Soyuz MS-22, rilevata a metà dicembre. Anche quest’ultima sarà rispedita sulla Terra, ma senza equipaggio.
LIVE: NASA and Roscosmos share results from the investigation of the Soyuz MS-22 external coolant leak, and provide an update on @Space_Station operations. https://t.co/eNtppPrRxU
— NASA (@NASA) January 11, 2023
La Soyuz MS-22 e l’equipaggio arrivati sulla Iss il 21 settembre
Lo scorso 21 settembre, Petelin, Prokopyev e Rubio sono arrivati sulla Stazione Spaziale Internazionale a bordo della navetta Soyuz MS-22. Dopo un primo rinvio datato 25 novembre, i due astronauti russi si stavano preparando a un’attività extraveicolare il 17 dicembre scorso. Ed è quel giorno che è stata rilevata la perdita di diverse gocce di liquido refrigerante che hanno costretto a fermare tutto. Dopo qualche, la Nasa ha dichiarato sia che l’equipaggio non correva alcun pericolo sia che «i tecnici russi stanno continuando a controllare i dati». Sette gli austronauti sulla ISS a metà dicembre. Con Petelin, Prokopyev e Rubio anche i 4 arrivati con la Crew Dragon: il giapponese Koichi Wakata, la russa Anna Kikina e gli americani Josh Cassada e Nicole Mann.

A febbraio anche la missione Crew-6 di Space X
La spedizione partirà a febbraio, quando ci sarà anche la missione della Crew-6 di Space X. Quest’ultima porterà con sé tre astronauti e non quattro, come originariamente previsto. Potrebbe infatti esserci una tuta vuota per permettere a Frank Rubio di continuare la missione ed eventualmente lasciare il posto sulla Soyuz MS-23 alla russa Anna Kikina. Un’ipotesi rimbalzata dalla Bulgaria nei giorni scorsi ma non ancora confermata.
