Il caso Aboubakar Soumahoro sta facendo discutere molto. Anche all’interno del partito con cui è entrato in parlamento, ovvero Sinistra Italiana. Dieci dirigenti della formazione politica hanno scritto una lettera chiedendo «a chi ha scelto di candidare» l’ex sindacalista dei braccianti «di assumere su di sé per intero la responsabilità politica di ciò che era prevedibile che accadesse ed è accaduto». La lettera non ha un destinatario, perché è evidente di chi si tratti: il segretario Nicola Fratoianni, che era «perfettamente a conoscenza, da molto tempo prima della candidatura» di alcune circostanze controverse riguardanti il 42enne nato in Costa d’Avorio, ex bracciante diventato poi sindacalista.

Fratoianni: «Ci sono ombre che deve chiarire, ma dipende da lui»
«Nessuno mi aveva mai parlato di ipotesi di reato, di sfruttamento o lavoro nero. Quella di Aboubakar era una candidatura che aveva la forza di consolidare alcune tematiche che per noi sono centrali», ha replicato Fratoianni. «Ci sono ombre che deve chiarire, ma dipende da lui», ha aggiunto il leader di Sinistra Italiana, rispondendo ai firmatari della lettera Edoardo Biancardi, Stefano Ciccone, Elena Fattori, Sandro Fucito, Claudio Grassi, Alessia Petraglia, Serena Pillozzi, Antonio Placido, Silvia Prodi e Roberto Sconciaforni.
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Soumahoro: «Se avessi saputo, non mi sarei candidato»
Soumahoro sta facendo il possibile per difendersi. Ha minacciato querele (ma la notizia delle indagini sulle coop legate a moglie e suocera è vera), ha postato un video in lacrime sui social network, si è autosospeso dal gruppo parlamentare Verdi-Sinistra Italiana, ha raccontato la sua versione dei fatti in tv. «Non lo sapevo. E se lo avessi saputo, non mi sarei candidato», ha detto a Piazza Pulita, su La7, parlando degli stipendi non pagati ai lavoratori di Karibu e Consorzio Aid. Il deputato Soumahoro è finito nel mirino dei media anche per la villetta comprata insieme alla moglie Liliane Murekatete, nota come “Lady Gucci” per i suoi abiti costosi: «Esiste un diritto all’eleganza, un diritto alla moda, che non è né bianca né nera, è umana», ha detto a proposito degli outfit della moglie, ritenuto da molti inopportuno rispetto al ruolo che lui svolge, cioè quello di paladino dei più poveri. E, sulla villa da 450 mila euro (con mutuo da 270 mila) a Casal Palocco: «L’accesso agli atti del mutuo è disponibile, è tutto trasparente». I pm starebbero anche indagando su bonifici girati in Ruanda al cognato di Soumahoro, che dopo aver lavorato alla coop Karibu per circa mille euro al mese adesso avrebbe messo in piedo un resort nel suo Paese.