Si sono chiuse oggi le indagini preliminari della Procura della Repubblica di latina su Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, e sulla suocera del politico, Marie Therese Mukamitsindo. Nell’autunno scorso, le due donne sono state indagate insieme a due cognati e altri due collaboratori delle cooperative vicine al deputato, con l’accusa di aver lasciato i migranti senza cibo e acqua, aver accumulato debiti e con l’ipotesi di raggiri ai danni di molti enti. Oggi, con la chiusura delle indagini, la procura conferma tutte le accuse: i pm Andrea D’Angeli e Giuseppe Miliano chiederanno il rinvio a giudizio per tutti e sei gli indagati. Ma la notizia riguarda anche gli ormai celebri abiti di lusso della moglie di Soumahoro, per cui sarebbero stati spesi milioni di euro.

Il denaro delle coop speso per acquistare abiti di lusso
La Procura di Latina ha comunicato la chiusura delle indagini preliminari ed è emerso che, per i magistrati, gli abiti di lusso avrebbero un ruolo chiave. Il denaro delle cooperative sarebbe stato speso per acquisti illeciti anche da Ferragamo a Roma: «Il sistema è connotato da rilevanti opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale e agli altri enti coinvolti fondi, in parte non rendicontati e in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale (tra cui acquisto di beni di lusso nel negozio Ferragamo a Roma), in parte destinati ad utilizzi anche all’estero e allo stato non chiariti».

L’evasione tramite fatture false e operazioni inesistenti
Le indagini hanno posto in evidenza anche il metodo utilizzato per compiere l’evasione. I sei indagati avrebbero utilizzato un sistema di fatturazioni falso, per operazioni che di fatto non erano mai state compiute. I soldi delle cooperative sarebbero così stati utilizzati a fini personali ma anche dirottati in Africa, secondo quanto rivela Repubblica. I fondi sarebbero poi stati usati per un resort da Michel Rukundo, cognato di Soumahoro.
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