Premesso che le finalità e gli obiettivi assunti dall’Unione europea su clima e transizione energetica sono condivisibili e, di fatto, condivisi da chi scrive, il problema non secondario è sul come se ne dà attuazione, quali provvedimenti sono adottati e i riflessi che essi producono in concreto sul corpo vivo della economia del Paese. Bisogna non ripetere gli stessi errori commessi per l’energia rinnovabile da pannelli fotovoltaici:
- oneri esorbitanti, pari a un importo, tanto per intenderci, superiore al finanziamento, così eclatante, del Recovery Fund concesso all’Italia recentemente, che hanno pesato, pesano e peseranno sui cittadini Italiani nei prossimi anni, ivi comprese le Industrie manifatturiere, che devono competere sui mercati di tutto il mondo.
- Meccanismi legislativi che hanno favorito solo la speculazione finanziaria e impoverito la competitività delle nostre imprese senza creare alcun nuovo posto di lavoro.
Il tutto poteva e doveva essere fatto con più attenzione e raziocinio per raggiungere risultati coerenti con le finalità e gli obiettivi perseguiti. Gli stessi errori, purtroppo, continuano a essere perpetrati nei provvedimenti legislativi che riguardano il sistema ETS. Anche qui la speculazione finanziaria ha già avuto facile fonte di alimentazione con conseguenti risultati fuorvianti, su cui riflettere. Ma è eclatante il fatto che, mentre in tutti i documenti, propositi, dichiarazioni, si fa grande assicurazione della necessità e volontà di voler proteggere le imprese energivore dal rischio di delocalizzazione, un settore manifatturiero, come quello ceramico, che vanta una quota di esportazioni di oltre l’80 per cento dei suoi prodotti in giro per il mondo, è stato escluso dal novero dei settori a rischio delocalizzazione ammessi alla compensazione dei costi indiretti ETS.
Le nostre proteste al riguardo in sede europea hanno ricevuto spiegazioni assolutamente insoddisfacenti, sulle quali crediamo si debba ritornare per correggere un errore grave che danneggia la comunità in generale, senza creare alcun vantaggio sul piano ambientale, che, al contrario non riceverebbe alcun beneficio. Le piastrelle ceramiche, prodotto assolutamente superiore per igienicità, e sostenibilità ambientale, continueranno a essere utilizzate in Europa, ma prodotte in Paesi che non assumano alcun obbligo rispetto ai dettati europei, producendo il risultato di aumentare, anziché ridurre le emissioni causate anche dai più lunghi percorsi per il loro trasporto.
*Franco Manfredini è Presidente della Commissione Energia di Confindustria Ceramica