La Cunial di Bucarest
Nota in Italia per il "sequestro" dei giorni scorsi di una troupe del Tg1, la senatrice romena Diana Sosoaca è salita alla ribalta per le posizioni apertamente No vax. Dalle fake news diffuse sui social alle lotte contro il governo «stalinista».
«Agnelli al macello». Così li ha definiti Diana Ivanovici Sosoaca. Il paragone risale 27 ottobre scorso, indirizzato a quanti si sono recati ai centri di vaccinazione, più nello specifico coloro che hanno immortalato in uno scatto la somministrazione e pubblicato, a stretto giro, la foto sui social. Quarantasei anni, all’8 novembre la senatrice romena poteva vantare 24 mila post dedicati su Facebook, 18 milioni di reazioni, 38 pagine con il suo nome. I numeri riportati Rfrl.org delineano i contorni di un personaggio notissimo in patria e di recente salito alla ribalta delle cronache italiane. Colpa del sequestro di un’intera troupe del Tg1, giunta alle pendici dei Carpazi per intervistare l’avvocatessa e ritrovatasi all’improvviso chiusa a chiave in un ufficio di Bucarest. «Alcune persone hanno fatto irruzione», ha spiegato la politica in una telefonata alla polizia, nel clamoroso tentativo di ribaltare la situazione e le responsabilità. Sfruttando il fattore campo, ha finito quasi per riuscirci: «Il marito della senatrice mi ha preso a pugni», sotto l’occhio delle telecamere Rai e lo sguardo inerme degli agenti, ha raccontato Lucia Goracci. È stata liberata, insieme ai colleghi, solo dopo otto ore e grazie all’intervento dell’ambasciata italiana. Intanto, Sosoaca, infuriata, ordinava di «cancellare tutte le immagini».
Chi è Diana Sosoaca, la senatrice che ha sequestrato la troupe Rai
Nata nella Capitale il 13 novembre 1975, la senatrice è esponente dell’estrema destra populista, membro di Aur, l’Alleanza per l’unione dei romeni. Eletta nella contea di Iași a dicembre 2020, da allora tiene alta, e con successo, la bandiera dei No-vax. Indifferente al fatto che nel Paese il Covid abbia fatto quasi un 1.800.000 contagi e 58 mila morti, distribuiti su una popolazione di nemmeno venti milioni persone. Cifre che sorprendono relativamente, strettamente collegate al tasso di vaccinazione basso, il penultimo dell’Unione europea, dove nell’impresa di fare peggio è riuscita solo la Bulgaria. Eppure per apparire bene agli occhi dell’Ue «basterebbe semplicemente falsificare i dati», ripeteva in estate. Aggiungendo fiera: «Siamo lo Stato che si oppone».
«Atteggiamenti simili sono un disastro», tuonano gli esperti. Tutt’altro, secondo Sosoaca che in Parlamento non indossa la mascherina «per certificati motivi di salute» e appena un paio di mesi fa in video ribadiva: «Solo noi, avvocati e medici banditi, vi abbiamo mostrato la verità. Adesso è una vostra decisione, io vi ho illustrato gli effetti collaterali e le vere notizie». In uno scenario surreale, dall’altra parte ci sarebbe «il Centers for Disease Control and Prevention negli Stati Uniti dove è stato ordinato che tutte le persone vaccinate morte per il Covid siano registrate come non vaccinate». Fake news, purtroppo virali, condivise in meno di 24 ore da 46 mila utenti, cliccate un milione di volte. E, aspetto forse peggiore, esportate in fretta dalle piattaforme web al Senato, luogo in cui discorsi simili sono diventati un’abitudine.
Sosoaca, dai blocchi stradali agli scontri in ospedale con i medici
Non solo, perché il proselitismo di Sosoaca non conosce barriere, invade le strade e le corsie d’ospedale. Sbatte in accese discussioni col personale sanitario. Scontri sistematicamente immortalati dagli smartphone e riproposti in pagina. A settembre, insieme a diversi seguaci ha bloccato i veicoli incaricati di trasportare pazienti da vaccinare, incassando una denuncia della polizia per disturbo della quiete pubblica. Poco importa, «mi hanno chiamata gli abitanti del villaggio per fermare la carovana delle vaccinazioni», si è giustificata rivendicando la propria missione. «Non so se sia stata sempre così o lo è diventata col tempo. Ma bisogna ammettere che crede davvero in ciò che fa», ha affermato Ciprian Cucu, accademico esperto nella lotta alla disinformazione: «Vede cospirazioni ovunque, ascolta le voci e le trasmette a un pubblico vasto».
Insieme a Luis Lazarus, suo accanito sostenitore con cui spesso si accompagna, a luglio ha diffuso la notizia di un uomo di 21 anni morto sei giorni dopo il vaccino. Risultato: un milione di visualizzazioni e 18mila condivisioni. Ancora, ha accusato il primo ministro Florin Cîțu di avere «le mani sporche di sangue», riferimento alle poche informazioni diffuse sugli effetti collaterali del vaccino «aborti, infertilità, ictus, attacchi neurologici». Nel 2020, al governo «di marca stalinista», rimproverò, invece, le restrizioni in occasione delle celebrazioni, particolarmente sentite in Romania, di Santa Parasheva. Prima ancora, a Pasqua, con una lettera aperta si era opposta al divieto di ingresso in Chiesa varato dall’esecutivo per contenere la pandemia.
L’esperienza politica di Diana Sosoaca
Professionista stimata fino alla deriva No vax, Sosoaca ha venticinque anni di esperienza legale alle spalle, un master in diritto degli affari presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Universita Romeno-Americana e nel 2019 è stata insignita dalla Camera del Commercio e Industria di Bucarest e dalla Casa Editrice Universul Juridic il premio Lady Lawyer in diritto di famiglia. Quindi la folgorazione politica, «per dare un senso ad anni di lotte a difesa delle libertà fondamentali». Entrata in Parlamento, ha fondato la commissione extraparlamentare d’inchiesta sul Covid-19 e si definisce «l’avvocatessa degli studenti». La creatrice «del più grande movimento studentesco dalla Rivoluzione del 1989»,ma nonostante ciò «i mass media l’hanno bandita dai programmi televisivi». E un motivo, in fondo ci sarà.