A sud est di Berlino, nella regione paludosa dello Spreewald, vive la più piccola comunità slava al mondo e una delle quattro minoranze riconosciute a livello nazionale. Si tratta dei Sorbi, i discendenti delle tribù che popolavano le zone a nord dei Monti Carpazi.
I Sorbi, l’ultima traccia slava in terra tedesca
Ma come sono arrivati in Germania? Secondo le ricostruzioni degli storici, più di 1500 anni fa alcune di queste tribù si spostarono verso la Lusazia, antica regione a cavallo tra la Germania, la Polonia e la Repubblica Ceca. E di lì non si sono mai più mosse. Sono così diventate l’unica minoranza linguistica slava esistente in terra teutonica. Oggi, i Sorbi sono circa 60 mila, sparsi tra il Brandeburgo e la Sassonia. Oltre al tedesco, ovviamente, continuano a utilizzare anche i loro idiomi: in Sassonia, 20 mila persone parlano un Sorbo illustre, molto simile alla lingua ceca; mentre, a Brandeburgo, in 5 mila mantengono in vita il Sorbo popolare, che sembra avere molti più elementi in comune con il polacco. Le due lingue, nonostante gli sforzi dei locali, rischiano però di scomparire. Per evitarlo si sono moltiplicati i progetti per farle sopravvivere e conoscere anche ai turisti. Si va dai cartelli stradali bilingue ai documenti con nomi e titoli di studio in tedesco e in sorbo.

Le oasi sorbe: Bautzen e Crostwitz
«Per molti, la lingua è fondamentale perché è l’unico modo per mantenere viva la propria identità», ha spiegato alla Bbc Fabian Kaulfürst, linguista del Sorbian Institute, ente impegnato in progetti di ricerca sulla storia e la cultura sorba della città di Bautzen (Budyšin) fulcro politico e spirituale della minoranza in Alta Lusazia, Sassonia. Qui l’idioma non è parlato soltanto dagli anziani ma viene usato quotidianamente come una sorta di dialetto. A Bautzen insomma è molto più probabile sentire un Witaj che un Hallo. «Siamo molto fortunati qui perché i residenti non si sforzano di usare il sorbo, semplicemente lo parlano». La tradizione e la lingua non sopravvivono solo a Bautzen. Uno dei motivi per cui i Sorbi sono riusciti a preservare la propria cultura nel tempo è stato anche l’isolamento geografico rispetto al resto della Germania. Elemento che ha, ovviamente, ridotto al minimo il rischio di contaminazioni esterne. Come è accaduto nel villaggio di Crostwitz, o meglio Chrósćicy, sempre in Sassonia. Qui anche la politica e la burocrazia parlano sorbo. «Tutto quello che vedete e sentite non è il prodotto di un’operazione artificiale. Questa è la nostra storia, la nostra vita, ci viene naturale esprimerci così, vivere così, non lo facciamo per nessun altro motivo», ha sottolineato il sindaco Marko Klimann. Per far sì che le nuove generazioni non perdano un’eredità così preziosa, sono diverse le iniziative che, a partire dalle scuole, puntano a tramandare il sorbo come lingua madre e il tedesco come seconda lingua. Una missione che, tuttavia, ha incontrato difficoltà considerevoli, visto lo scarso numero di insegnanti a disposizione. L’ostacolo, però, è stato spesso aggirato grazie alla collaborazione attiva delle famiglie che si sono impegnate a educare i figli al rispetto di una storia che non può e non deve morire.
