Enfin l’Enfer

Redazione
03/10/2021

Campione italiano ed europeo in carica, Sonny Colbrelli ha trionfato nella leggendaria Parigi-Roubaix. Il “Cobra”, che non aveva mai corso la regina delle classiche, regala così all’Italia una gioia che mancava dal 1999.

Enfin l’Enfer

L’Italia ha sognato a lungo con la fuga dello sfortunato Gianni Moscon, che rallentato prima da una foratura e poi da una caduta è stato ripreso dal gruppetto dagli inseguitori a 16 chilometri dall’arrivo. Tra i corridori che l’hanno raggiunto c’era però un altro azzurro, apparso con una grande gamba fin dal mattino: Sonny Colbrelli, che al debutto sul pavé della Parigi-Roubaix ha trionfato in volata su Veermersch e Van Der Poel.

La sfortuna di un grande Moscon

Una Roubaix epica quella dell’edizione 118, tornata dopo più di due anni di assenza a causa del Covid. Bellissima, fangosa come non mai, con tanti protagonisti mai visti prima e l’Italia con due ottime carte in mano fino agli ultimi chilometri. Asfalto, pavé, asfalto, poi ancora pavè e così via: ogni singolo tratto con le pietre una storia a sé, in una corsa che non a caso è conosciuta come l’Inferno del Nord. Sagan è caduto, Van Aert ha forato, Moscon è andato in fuga già dal mattino, prima in gruppo poi in gruppetto e infine da solo, trovando un grande alleato in Colbrelli, strategicamente restio a dare il cambio a Van der Poel. «Allez Giannì»: così il pubblico francese ha spinto a lungo Moscon, che si è mangiato le pietre sul Mons-en-Pévèle, prima che una foratura alla ruota posteriore (a 30 chilometri dall’arrivo) e poco dopo una caduta vanificassero tutto.

La volata perfetta di Colbrelli

Raggiunto Moscon, i sogni di gloria (anzi, i Sonny di gloria) azzurri sono passati sulle spalle di Colbrelli, che dopo 257,7 chilometri di sofferenza e lotta si è imposto nello sprint a tre, in volata su Veermersch e Van Der Poel. Quarto al traguardo del velodromo di Roubaix Moscon, giunto con 44 secondi di ritardo. Colbrelli non aveva mai gareggiato nella regina delle classiche. Erano 68 anni che la Parigi-Roubaix, resa ancor più epica del solito dalle condizioni meteo, con pioggia battente all’inizio e strade piene di fango, non veniva vinta da un esordiente: era il 1953 e vinse il belga Germain Derycke, poi diventato specialista delle classiche monumento. La vittoria italiana (adesso sono 14) mancava invece dal 1999, quando sul pavè si era imposto Andrea Tafi: Colbrelli ha vinto da campione italiano proprio come Tafi e Francesco Moser, ma senza la maglia tricolore perché in gara indossa quella di campione europeo. Ma oggi, ricoperto da tutto quel fango, è stato francamente impossibile rendersene conto.

Parigi-Roubaix femminile, Lizzie Deignan vince la prima edizione

Sabato 2 ottobre si è anche corsa per la prima volta la Parigi-Roubaix femminile. A vincere è stata l’inglese Lizzie Deignan della Tek-Segafredo, 32 anni ed ex campionessa del mondo. Un’impresa epica, e non solo perché si trattava di un esordio per tutte le 132 partecipanti: Deignan, infatti, per avere più sensibilità nei 17 tratti di pavè ha corso senza guanti, giungendo al traguardo con le mani insanguinate e piene di piaghe. Il percorso, con inizio a Denain e lungo 116 chilometri, è passato lungo i tratti di Mons-en-Pévèle e il leggendario Carrefour de l’Arbre, ma non nel settore della Foresta di Arenberg, troppo lontano dall’arrivo. In seconda posizione si è piazzata l’olandese Marianne Vos, terza l’italiana Elisa Longo Borghini, sempre della Tek-Segafredo. Bene anche Marta Bastianelli, quinta, e Marta Cavalli, nona.

Deignan ha guidato la corsa praticamente dall’inizio, staccando tutte le altre e senza mai dare l’impressione di poter essere raggiunta. L’atleta della Tek-Segafredo ha poi spiegato di aver scelto di stare davanti per provare il pavè senza rischiare cadute, e una volta in testa ha continuato per la sua strada. Oltre al Mondiale (2015), in carriera ha vinto anche la Liegi-Bastogne-Liegi, il Giro delle Fiandre e le Strade bianche.