In Somalia nasce Bilan, la prima redazione giornalistica composta solo da donne
A Mogadiscio grazie alle Nazioni Unite nasce Bilan, una redazione tutta al femminile. Tante storie da raccontare e altrettanti pregiudizi da abbattere.
Mettere in piedi una redazione tutta al femminile per dare voce alle giornaliste e alle storie di donne che non trovano spazio nella stampa mainstream. Questo l’obiettivo di Bilan, progetto multipiattaforma lanciato in Somalia e finanziato dalle Nazioni Unite, la prima opportunità in assoluto per le reporter locali di farsi conoscere e diventare portavoce di un punto di vista fin troppo spesso dimenticato.
In cosa consiste il progetto e quali obiettivi si pone
La testata farà affidamento su un team di sei giornaliste, che si occuperanno di produrre contenuti per la televisione, per la radio e per l’online, toccando argomenti che vanno dalla violenza di genere al ruolo delle donne in politica, fino alle storie di imprenditrici che sono riuscite a raggiungere traguardi straordinari e ad abbattere i pregiudizi. Una linea editoriale chiara e definita sulla quale l’organico del giornale avrà piena autonomia decisionale: «Abbiamo intenzione di accendere i riflettori su questi argomenti e, soprattutto, sovvertire la credenza secondo cui le donne dovrebbero limitarsi a stare a casa», ha spiegato al Guardian la caporedattrice Nasrin Mohamed Ahmed, da oltre 12 anni attiva nel giornalismo e tra i fondatori della Somali Women Journalist Organisation.
Historic day today – Somalia’s first-ever media house led by women, and staffed by women will be launched in #Mogadishu. The team at “Bilan” media house will be unveiled today, April 11, 2022. Their work will be featured on TV, radio and online media. #Somalia. pic.twitter.com/kfoP2PaP6W
— Harun Maruf (@HarunMaruf) April 10, 2022
La decisione di scendere in campo con un’idea così coraggiosa in un settore dove il sessismo la fa ancora da padrone denota lo spirito dell’iniziativa: «Qui in Somalia le professioniste che lavorano nel mondo dell’informazione sono costrette a subire ogni giorno fin troppi soprusi, dall’essere ignorate al vedersi negate promozioni e avanzamenti di carriera che meriterebbero, fino all’essere bullizzate e molestate», ha precisato la 27enne, «gli uomini, purtroppo, sono ancora convinti del fatto che dovremmo limitarci a fare le conduttrici, leggere due notizie in croce e ritornare alla nostra vita da casalinghe, mogli e madri».

Professionalità e storie personali
Il valore aggiunto, al di là dell’expertise delle singole figure, sarà sicuramente la loro esperienza personale. Come nel caso della vicecaporedattrice, la 25enne Fathi Mohamed Ahmed, che ha raccontato di aver dovuto sviluppare tecniche di difesa contro gli abusi dei colleghi uomini: «Questa è, forse, la più grande sfida che ci troviamo ad affrontare nelle redazioni», ha specificato, «ti offrono un aiuto, prospettive di lavoro interessanti ma soltanto se sei disposta a dar loro qualcosa in cambio. Mi è capitato talmente tante volte, così come fin troppo di frequente mi sono sentita fare complimenti indesiderati, che sono riuscita a fermare soltanto dicendo di essere fidanzata».

Bilan, tra informazione e didattica
La sede ufficiale di Bilan sarà presso il Dalsan Media Group, uno dei gruppi editoriali più grandi della Somalia, a Mogadiscio. Non si limiteranno a proporre soltanto breaking news, inchieste, reportage e approfondimenti ma offriranno anche programmi di training alle giovani leve, contando sul contributo di nomi come Lyse Doucet e Razia Iqbal della Bbc, Lyndsey Hilsum di Channel 4 e Mohammed Adow di Al Jazeera. Ma non è tutto. Metteranno in palio anche un tirocinio di sei mesi per le migliori studentesse di giornalismo pescandole tra i corsi dei due atenei della capitale. Per quanto riguarda il futuro, a oggi tutto è ancora in progress.

I fondi stanziati dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) coprono un anno di lavoro ma per Joceyln Mason, rappresentante dell’UNDP, ci sono tutte le premesse affinché questa realtà abbia vita lunga e, perché no, finisca per dare origine a una serie di succursali sparse per le varie regioni somale. «Speriamo davvero di poter stravolgere in meglio i media, offrendo nuove opportunità a tante talentuose reporter e sensibilizzando l’opinione pubblica su temi di un certo rilievo, che hanno bisogno di essere discussi e commentati», ha aggiunto Mason.

Un’opportunità per cambiare vita e sognare in grande
L’intento di cambiare le regole del gioco inizia proprio dall’interno. Tra i membri della squadra, infatti, ci saranno due donne che hanno deciso di dare una svolta radicale alla propria vita: Shukri Mohamed Abdi e Kiin Hasan Kakat. La prima ascerà la famiglia per dedicarsi alla carriera. «Arrivo da una comunità rurale che vieta alle ragazze di dedicarsi al giornalismo», ha dichiarato, «viviamo tra i boschi, lì il concetto di stampa proprio non esiste». La seconda, invece, è cresciuta in uno dei campi profughi di Dadaab, in Kenya, ed è stata attirata dalla possibilità di usufruire di uno spazio sicuro per esprimersi al di là delle discriminazioni di genere. «Chiedi a un somalo chi regge le redini di qualsiasi cosa. Ti risponderà con due parole: ‘mia madre’. Tutto sopravvive grazie alle donne: l’economia, la casa, i bambini, il nucleo familiare».
