Non è mica vero che tra femmine non facciamo battute da osteria, anzi. È che c’è una ricercatezza che nei maschi, sovente, manca. A un’amica che lamentava una castità forzosa perdurante da mesi, replicai La solitudine dei tuberi privi. Più nessuna paura della solitudine, ecco il palindromo: “Era mera, timorosa… So romita remare!”. C’è poi la solitudine di vivere nel giudizio degli altri. La gente ti deve catalogare sennò s’arrabbia. C’è il tuo faldone collocato in un preciso punto. Non puoi sgarrare. Non puoi mostrare le tue chiappe al mare che è lo stesso mare dove muoiono i dannati del mondo e tu parli di quei bambini e come ti permetti? Stai nel tuo faldone. C’è poi la solitudine di vivere nei mille personaggi, compagnia di persone sole in compagnia, su La terrazza di Ettore Scola: «Ormai siamo tutti così: personaggi drammatici che si manifestano solo comicamente». Il vino non mi regge. La vita è una sóla. La vita è una sòla. «Dove vivi, tu?». «Fuori stagione». La vita, prima o poi, ti presenta il tonto.
La vita, prima o poi, ti presenta il tonto
LA POSTA AL CUORE. C’è la solitudine di vivere nel giudizio degli altri. E quella di vivere nei mille personaggi, compagnia di persone sole in compagnia, su La terrazza di Ettore Scola. «Dove vivi, tu?». «Fuori stagione».
