Fardello Sole
Resa dei conti nel giornale di Confindustria. L'editore vuole tagliare il 25 per cento della forza lavoro, tra cui 60 giornalisti. A fine novembre si chiude la finestra per l'uscita volontaria. Dal giorno dopo partiranno le lettere di licenziamento.
Si chiamano, in gergo tecnico, esuberi strutturali. Vuol dire che la struttura, ovvero l’azienda, di fronte alla contrazione del mercato di riferimento, per non sbilanciare il suo conto economico deve procedere con una ineluttabile riduzione dei costi. Quello degli esuberi strutturali sarà un mantra per l’editoria ora e nei tempi a venire. Una pratica brutale, ma per i padroni dei giornali a questo punto l’unica rimasta, perché quasi tutte le redazioni hanno organici pletorici che facevano riferimento a tempi ormai lontani, quando il settore era in fase espansiva.
Sessanta giornalisti in esubero tra quotidiano, radio e agenzia
Lo sanno bene anche al Sole 24 Ore, dove l’azienda (191 milioni di fatturato, poco più di 20 di margine operativo lordo nel 2020 dopo anni di bilanci in profondo rosso) ha annunciato un taglio del 25 per cento del costo del lavoro. Non una sforbiciatina insomma, ma un colpo d’ascia che, salvo improbabili ripensamenti dell’ultima ora, porterà al licenziamento di 60 degli oltre 250 giornalisti del gruppo. La riduzione maggiore, una cinquantina, toccherà la redazione del quotidiano rosa. I restanti 10 si divideranno tra i quattro di Radio24 e i sei di Radiocor Plus, l’agenzia di stampa. Nei mesi scorsi il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, ovvero l’editore, aveva deciso con un blitz di fare l’operazione, salvo poi recedere quando gli era stato fatto osservare che c’erano dipendenti ancora in cassa integrazione e soprattutto che il governo non sarebbe stato indifferente in quanto garante del prestito Covid, circa 45 milioni, cui l’azienda aveva fatto ricorso. Dunque per agire bisognava aspettare almeno la restituzione di quel prestito, cosa che il Sole ha fatto andando a fare provvista di denaro sul mercato a costi superiori. Evidentemente, quello era il prezzo per avere mano libera.
Il 30 novembre scadono i termini per l’uscita volontaria
La scorsa settimana i vertici del gruppo hanno incontrato il Cdr comunicando l’intenzione di procedere in tempi rapidi. Quanto rapidi? Il 30 novembre scadranno i termini dell’esodo volontario, ovvero la finestra temporale entro la quale chi se ne va di sua sponte riceve due anni di stipendio. Dal giorno dopo partiranno le lettere di licenziamento. Una decimazione per altro annunciata su cui il Cdr non ha ancora fatto sentire la sua voce, forse perché confida si tratti di una minaccia solo annunciata, usata ad arte per indurre quanti più giornalisti possibile a scegliere l’addio volontario. Forse perché pensa che alla fine Confindustria farà marcia indietro, confidando nel fatto che nessun presidente si è mai imbarcato in un contenzioso che potesse portare allo scontro. Così il Sole da quando si è quotato in Borsa è sempre stato un cerino che i numeri uno di viale dell’Astronomia si sono passati l’un l’altro. Finché il cerino è arrivato nelle mani di Bonomi, che ora si è deciso a spegnerlo.
Prosegue anche il piano di tagli per 120 poligrafici
Ai licenziamenti si affiancheranno i cosiddetti pacchetti di trasferimento, un classico che mira a portare da Roma a Milano almeno una decina di giornalisti, anche qui nella speranza che qualcuno pur di non spostarsi e cambiare città lasci anzitempo. Ma questo è un tema su cui cdr e azienda stanno ancora trattando. Parallelamente va avanti anche il piano precedentemente approvato che prevede l’uscita di 120 poligrafici, e che sinora è stato attuato per circa un terzo del totale.