Enormi esplosioni di energia rilasciate dal sole. I solar flares in pochi minuti possono raggiungere milioni di gradi di temperatura, col rischio di provocare blackout sulla Terra e interferenze con i satelliti. Negli ultimi quattro anni, la più potente di queste esplosioni si è verificata a dicembre 2020.
Cosa sono i solar flares
I brillamenti solari sono colossali eruzioni sulla superficie del sole, che rilasciano una quantità di energia equivalente a quella di milioni di bombe nucleari che esplodono simultaneamente. Possono durare da pochi minuti a diverse ore e coinvolgono lo strato esterno del sole, la cosiddetta corona, composta di gas rarefatto, che raggiunge temperature fino a cento milioni di gradi.
In base alla loro intensità, i bagliori vengono inseriti in una scala crescente. Si parte dalla classe A e si prosegue con B, C ed M. Ai solar flares più grandi viene assegnata la lettera X. Ogni gruppo definisce un fenomeno dieci volte più potente del precedente. I brillamenti si verificano in momenti diversi del ciclo solare, che ha una durata di circa undici anni, durante i quali si alternano fasi tranquille a periodi di intensa attività.
Solar flares, un processo ancora inspiegato
I suoi processi rimangono tutt’ora in gran parte inspiegati, benché il fenomeno sia stato registrato e descritto per la prima volta nel 1859 dagli scienziati Richard C. Carrington e Richard Hodgson. Quello che si sa, a oggi, è che i solar flares si verificano quando le linee del campo magnetico delle macchie solari, le regioni più scure e fredde del sole, si aggrovigliano ed esplodono. L’energia magnetica accumulata nell’atmosfera solare viene improvvisamente rilasciata, attraverso l’intero spettro elettromagnetico.
Gli effetti dei solar flares sulla terra
Uno degli effetti è l’invio di enormi nuvole di plasma nello spazio, che quando colpiscono la Terra possono causare tempeste geomagnetiche e aurore intense. In passato, eventi di questo tipo hanno causato interruzioni di corrente e problemi ai satelliti di comunicazione, ma le particelle di energia possono danneggiare anche le apparecchiature elettroniche, gli astronauti o gli aerei che volano ad alta quota.
Di frequente, però, accade che lo scudo magnetico terrestre funga da protezione per il pianeta, deviando la radiazione e impedendo alla maggior parte di essa di avere un effetto sulla superficie. Ma i rischi ci sono, considerando, come ricorda Tom Bogdan dello Space Weather Prediction Center, che «la sempre maggiore diffusione di tecnologie avanzate, ci espone a rischi di blackout con effetti devastanti. Basta immaginare cosa accadrebbe se in una o più grandi città si rimanesse senza energia elettrica per una settimana, un mese, o un anno».