«Veniamo visti come un social media ma nel nostro dna siamo una società che costruisce tecnologia per connettere le persone. Mi auguro che nel tempo verremo visti come una società di metaverso». Con queste parole, a fine ottobre, Mark Zuckerberg ha annunciato la svolta di Facebook e dei social network acquisiti durante la sua apparentemente irresistibile ascesa. La comunicazione del nome della nuova società, Meta, è arrivato nel bel mezzo di una delle peggiori crisi dell’azienda, innescata dalla pubblicazione dei Facebook Papers, documenti interni che raccontano della salute dei giovani sacrificata in nome dei profitti e di un algoritmo che esaspererebbe le divisioni e l’odio.
Non è un caso se, notizia di pochi giorni fa, un sondaggio della Cnn ha stabilito che il 76 per cento degli statunitensi pensa che Facebook abbia reso la società peggiore, e solo l’11 per cento ritiene al contrario che l’abbia migliorata. Per non parlare del 49 per cento che ha affermato di conoscere personalmente persone spinte a credere alle teorie del complotto a causa dei contenuti che ha visto sul social. Un quadro per certi versi inquietante, che, in generale, ripropone i soliti problemi relativi a benefici e rischi di un utilizzo massiccio della piattaforma. Ma esiste qualcuno che in un periodo più o meno lungo possa essere in grado di insediare la leadership del colosso di Menlo park? In attesa di conoscere la risposta, vi proponiamo una carrellata dei social in ascesa.
I social emergenti e le loro caratteristiche
Signal, la sicurezza prima di tutto
«Lo uso tutti i giorni». L’endorsement che campeggia sulla home page non è uno slogan qualsiasi. Viene infatti da Edward Snowden, forse il più noto whistleblower del mondo, colui che ha rivelato diversi dettagli di programmi di sorveglianza di massa dei governi statunitense e britannico. Signal punta proprio sulla sicurezza dei dati, utilizzando la crittografia end-to-end in modo che i messaggi possano essere visti solo da chi li invia e riceve. Nemmeno Signal può vederli. Al momento è un servizio di messaggistica che permette di inviare foto, video, messaggi vocali e di testo e altri file. «Mi fido di Signal» conferma dalla home page anche Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, «perché è ben costruito: open source, peer reviewed e, soprattutto, finanziato interamente da donazioni e sovvenzioni, come dovrebbero essere i servizi fondamentali». Ma la spinta che ha fatto più rumore è stata quella arrivata all’inizio dell’anno: «Usate Signal» ha twittato persino Eleon Musk. Non c’è dubbio che quel giorno gli utenti del servizio siano aumentati notevolmente di numero ma, coerentemente con la propria politica, quelli di Signal non hanno fatto sapere di quanto.

MeWe, il social network dei manifestanti di Hong Kong
L’attenzione alla sicurezza e alla privacy, che lo ha reso molto popolare fra i manifestanti di Hong-Kong, è la caratteristica principale anche di MeWe. Accreditatosi come l’«anti Facebook», questo social network condivide in realtà molte funzioni con la creatura di Mark Zuckerberg. «Hai il pieno controllo sulla tua bacheca e sull’ordine in cui appaiono i post» si legge però in home page, «noi non li manipoliamo o filtriamo». Non fanno, lasciano intendere, quello che fa qualcun altro, almeno nell’opinione comune. Ma l’home page di MeWe va oltre. Utilizza una comunicazione decisamente emotiva, definendosi «social network incentrato su fiducia, controllo e amore», aggiungendo che «la tua vita privata non è in vendita» e promettendo: «Basta spyware, basta ads, basta prese in giro». Anche in questo caso sembrerebbe esserci il sottinteso che qualcun altro lo faccia.
CloutHub, per un experience salutare
Nessuna censura delle idee, nessun tracciamento dei dati. Una user experience «salutare» (definizione loro) grazie a conversazioni positive e produttive. Anche CloutHub sembrerebbe puntare sulle differenze con il famigerato algoritmo di Facebook, accusato, come detto, di alimentare le divisioni fra gli utenti. «Vogliamo far stare insieme le persone si legge» in home page, «dare agli individui il potere di connettersi e di risolvere i problemi che gli interessano». L’obiettivo di questo social network pensato per chi si interessa alla società e alla politica è quello di fornire all’utente una piattaforma utile non soltanto a far sentire la propria voce, ma anche a far sì che questa voce possa contribuire al cambiamento all’interno di una, più o meno grande, comunità.
The Media Research Center @theMRC unveiled its third quarter Big Tech censorship report on Tuesday, noting that CloutHub has gained autonomy from tech giants. Join our platform today if you are looking for a reliable free speech alternative to Big Tech! pic.twitter.com/iylsXX4msx
— CloutHub (@clouthub) November 9, 2021
Caffeine, la piattaforma per giovanissimi e sport estremi
Diverso dai precedenti è infine Caffeine, creato da Ben Keighran, australiano già al lavoro sul software di Apple Tv. Questa piattaforma permette all’utente di trasmettere contenuti televisivi (videogame compresi) in diretta per i propri follower, chiamati a interagire e ad assistere alla trasmissioni in gruppi d’ascolto virtuale. Popolare soprattutto fra i ragazzi della Generazione Z (quella dei nati fra la fine degli anni Novanta e la fine degli anni Duemila), Caffeine punta molto sulla trasmissione di eventi sportivi, compresi quelli dedicati agli sport estremi. L’obiettivo è quello di mettere l’utente nelle condizioni di creare contenuti video in maniere semplice e fra i fornitori di contenuti non mancano partner di prestigio come Fox Sports e Espn. Anche in questo caso le intenzioni sono all’insegna del politicamente corretto: tolleranza zero nei confronti del bullismo, del razzismo e di chi incita all’odio.