Abbandonare i comfort del telelavoro tradizionale per dedicarsi allo smart working nomade. È quello che ha fatto l’americano Nick Vivion, fondatore della società di pubbliche relazioni Ghost Works. Assecondando un sogno d’infanzia, il manager ha trascorso gli ultimi quattro mesi vivendo e lavorando full time in una casa su quattro ruote. «Ho sempre desiderato farlo», ha raccontato alla Bbc, «così, da un giorno all’altro, ho investito parte del denaro che avevo da parte e ho acquistato un camper. Poi, sono partito e non mi sono più guardato indietro».
Vantaggi e svantaggi di vivere e lavorare su quattro ruote
Vivion non è una mosca bianca. Anzi. Secondo i report della RV Industry Association, infatti, soltanto negli Stati Uniti (tra pensionati e professionisti in carriera) sono più di un milione le persone che hanno abbandonato le comodità quotidiane per una vita on the road. Che però comporta anche diverse difficoltà. Come quella di non riuscire sempre a trovare una connessione internet decente, soprattutto in un Paese grande come l’America. «Prima di buttarmi, mi sono informato nel dettaglio sui pro e sui contro della cosa. Ho letto di tutto», ha spiegato Vivion. «Nonostante questo, però, non si arriva mai del tutto preparati. Può diventare davvero stressante comunicare a un cliente di dover interrompere la chiamata per paura di consumare tutti i dati». Quella col wifi è, forse, la battaglia più ardua che i nomadi digitali si trovano a dover affrontare ogni giorno. Dopo il primo buco nell’acqua, Vivion ha capito di dover ricorrere a più strategie alternative. Fino ad arrivare a installare nel suo camper un grande router, di quelli che si utilizzano sui bus turistici.
L’obiettivo è rimanere connessi
Garantire a professionisti come Nick Vivion una connessione che permetta di lavorare, comunicare con amici e famiglia e svagarsi è tra le principali fonti di guadagno per l’industria della telefonia mobile. Che, solo grazie ai nuovi adepti dello smart working “itinerante”, è riuscita a guadagnare circa 42 miliardi di dollari. «Tanto i principianti quanto i più esperti, spesso, esitano ad abbandonare tutto per paura di non riuscire a vivere senza lo streaming o i social», ha sottolineato Joanna Franco, conduttrice dello show di Netflix Le case vacanza più incredibili del mondo. «Negli ultimi tempi, però, le startup e le aziende stanno offrendo soluzioni sempre più comode per evitare un distacco radicale dalla tecnologia, trasformando semplici roulotte in qualcosa di molto simile ad abitazioni vere». Tra queste, l’Aluminum Trailer Company (ATC) che offre ai suoi clienti veicoli di ultimissima generazione dotati di pannelli solari e impianti di potenziamento del segnale telefonico. «Nell’ultimo periodo, subito dopo la fine del lockdown, abbiamo notato un incremento delle persone pronte a vivere da eterni campeggiatori», ha aggiunto Robert Paden, direttore dell’ATC. «Molti, però, soprattutto tra i giovanissimi, non hanno intenzione di disconnettersi dal mondo reale. E, per questo, chiedono mezzi in grado di assicurare una connettività costante. La stessa che potrebbero avere nel loro monolocale».
Vivere da nomadi non è più l’eccezione alla regola
Quel che è certo è che il sodalizio tra smart working nomade e tecnologia è destinato a ricercare soluzioni sempre più sofisticate, per funzionare senza intoppi. Ne è convinto Nick Vivion, che vede nel mercato immobiliare a quattro ruote il business vincente per sdoganare il lavoro da casa anche dopo la pandemia. «Nei miei viaggi ho incontrato piloti, infermieri, agenti assicurativi, tanti lavoratori di vario genere e, dalle nostre chiacchierate, ho notato che molti stanno pensando di adottare questo stile di vita, guardando al caravan come se fosse una casa qualsiasi. Con l’unica differenza che ha le ruote».