Open to začudenje. Ormai è noto. Nella campagna firmata Armando Testa, non proprio miocugggino dunque, per promuovere il turismo nel Bel Paese prodotta dal ministero guidato dalla sorella d’Italia Daniela Santanchè e da Enit, appare una scena in cui un gruppo di amici brindano in una cantina. Peccato solo che la location sia nella slovena Gorjansko, a pochi chilometri dal confine. A denunciare il fattaccio è stato su Facebook un produttore e regista triestino, Massimiliano Milic, che ha pure svelato come la maggior parte delle immagini provengano da un archivio stock (Artgrid) al costo annuale, in abbonamento, di 600 dollari. Non male per una campagna che di euro ce n’è costati 9 milioni. Milic lascia poi i suoi follower con un Ps: «I vini del vignaiolo Vina Cotar sono buonissimi, andate a provarli. La cantina slovena è a venti minuti di auto da Trieste e l’Italia! W la Mitteleuropa, w l’Europa e abbattiamo questi confini!». Un bello smacco per il “fatto/prodotto in Italia” (sia mai di incorrere in qualche futura sanzione per uso di anglicismi) tanto caro al ministro Lollobrigida e seguaci.
Impossibile, si dirà. E invece no, come ha confermato anche Selvaggia Lucarelli sul Fatto. Quella è proprio una cantina slovena. E il regista, scrive, è Hans Peter Scheep, un olandese. La mia Slovenia, verrebbe da dire citando un’altra campagna boomerang recente: quella della Regione Liguria governata da Giovanni Toti che scelse per promuoversi la sarda Elisabetta Canalis. Obiettivo raggiunto? La memizzazione.
Anche i Migliori sbagliano: per celebrare il centenario del Milite ignoto usati soldati Usa
A (molto) parziale discolpa del ministero del Turismo e dell’agenzia blasonata, il fatto che non si tratta certo della prima gaffe in una campagna istituzionale nostrana. Anzi, se ne contano, è il caso di dirlo, a stock. E a sbagliare sono stati anche i Migliori. Nell’ottobre 2021 per celebrare il centenario del Milite ignoto la struttura di missione che si occupava degli anniversari utilizzò un’immagine che si rivelò poi essere una cartolina di soldati americani impegnati in Corea durante la Seconda guerra mondiale con, sullo sfondo, una mappa colombiana. L’immagine fu poi cancellata da tutti i social con tanto di scuse (era stata diffusa la «locandina sbagliata») e minacce di teste rotolanti («saranno presi provvedimenti»).

Lo scivolone manco a dirlo fu un assist perfetto per l’allora opposizione di Fratelli d’Italia che insorse. «Clamoroso errore della presidenza del Consiglio dei Ministri», sentenziò Giorgia Meloni, «sui profili social della Struttura di Missione per gli anniversari nazionali di Palazzo Chigi viene postata una grafica istituzionale per il centenario del Milite Ignoto che però non c’entra assolutamente niente con la nostra storia nazionale. Si vedono, infatti, dei soldati Usa della Seconda guerra mondiale e una porzione di cartina geografica che non è l’Italia. Ma come è possibile tale sciatteria? Chi ha autorizzato questo scempio? Fratelli d’Italia presenterà un’interrogazione al governo, al premier Draghi e al ministro delegato Dadone, per conoscere i responsabili di questa indecenza». Ancor più dura Isabella Rauti: «Il rincrescimento non basta e neppure le scuse. Un errore troppo grande ed un’offesa inaccettabile ai nostri caduti. Siete riusciti a sbagliare divisa e cartina, storia e geografia. E pubblicato ,poi una nota con un refuso nell’ultima riga, che solo ora avete corretto. Dimissioni?». Forse oggi, anche alla luce di Open to Meraviglia, sarebbero un pelo più clementi.
Il Piano per il Sud di Conte lanciato con una foto presa dal castello di Duino a Trieste
Governo che vai, strafalcione che trovi. Per lanciare il Piano per il Sud di Giuseppe Conte e l’allora ministro Giuseppe Provenzano venne utilizzata una foto evocativa: mare, rocce a picco sul mare e barche a vela sullo sfondo. Quel mare però non era il Mediterraneo: la foto era stata scattata vicino a Trieste, dal castello di Duino. In quel caso niente scuse. Fu lo stesso Provenzano a cercare di mettere una pezza: «Tutto il senso del Piano #Sud2030 è che si tratta di un progetto per l’Italia», scrisse su Twitter. «Che bisogna guardare al Sud per rilanciare lo sviluppo anche al Nord. C’è scritto, in 80 pagine di documento, da discutere o criticare se si vuole. Non pretendo tanto dai cosiddetti esperti. Di tutto il lavoro vi interessa solo una figura? Va bene: leggete almeno il testo della slide, però». Un’arrampicata sugli specchi che fu ben poco gradita ai social.
Tutto il senso del Piano #Sud2030 è che si tratta di un progetto per l’Italia. Che bisogna guardare al Sud per rilanciare lo sviluppo anche al Nord. C’è scritto, in 80 pagine, da discutere o criticare. Non pretendo tanto dai cosiddetti esperti: basta leggere la slide, però 🤣 https://t.co/nxVQ0AjCov
— Peppe Provenzano (@peppeprovenzano) February 14, 2020
Trentino? Sì ma con le foto del lago in Serbia
La lista continua, naturalmente. Che dire di Trentino Marketing che nel 2020 per pubblicizzare la stagione turistica post-Covid utilizzò tra le altre una foto pescata dalla Rete e scattata a Oblacinsko Jezero, lago serbo, con la didascalia “i laghi di Levico e Caldonazzo”. La gaffe finì come al solito in politica con due interrogazioni depositate dai consiglieri provinciali Ghezzi (Futura) e Manica (Pd). Anche in quel caso galeotto fu un sito di Fotostock a pagamento.

A dirla tutta, Trentino Marketing nell’estate 2015, come riportavano L’Adige e Il giornale trentino, ne aveva combinata un’altra. In una pubblicità apparsa sulla quarta di copertina di un periodico locale appariva una famiglia felice tra i boschi. In realtà però si trattava di selva bolzanina come si notava dalle indicazioni turistiche in bianco e rosso e dalle indicazioni in italiano e tedesco. Per finire, il padre teneva in mano una guida con scritto Südtirol. Lo slogan? «La vacanza che vivrai? Vera come il Trentino». Vera come sto par di canederli.

La Raggi trascinata nell’Arena di Nimes
Come poi dimenticare la gaffe nel video di presentazione della Ryder Cup di Roma e Guidonia 2023 che nel 2021 travolse l’allora sindaca della Capitale Virginia Raggi? Tra le immagini del video infatti era stata inserita l’arena di Nimes al posto del Colosseo. La colpa se la presero i componenti dello staff della comunicazione della prima cittadina che, spiegarono, avevano preso il video dai canali della Federgolf.

Il capolavoro di Lorenzin per il Fertility Day
Last but not least lo scivolone in cui incappò nel 2016 il ministero della Salute guidato da Beatrice Lorenzin con la campagna per il Fertility Day (a una cifra di poco più di 113 mila euro). Per promuovere la natalità – obiettivo senza alcun dubbio mancato, visti i dati demografici italiani in picchiata – vennero utilizzate immagini di cicogne, ragazze con clessidre che si accarezzavano il grembo, banane avvizzite. La campagna fu duramente criticata in parlamento e pure l’allora premier Matteo Renzi ne prese garbatamente le distanze: «Non ne sapevo niente e non conosco nessuno dei miei amici che fa un figlio perché vede un cartellone pubblicitario», dichiarò. Le fotografie utilizzate nelle famigerate slide tanto in voga in quel periodo erano state acquistate su Fotolia al costo di pochi euro l’una.

Ma a scatenare veramente l’inferno fu l’immagine utilizzata su uno degli opuscoli del ministero in cui si spiegava la correlazione tra uno stile di vita sano e fertilità. Bene, le buone abitudini da promuovere erano rappresentate da un gruppo di ragazzi caucasici, le cattive da abbandonare da un gruppo con ragazzi di colore. «Il razzismo è negli occhi di chi guarda, noi pensiamo alla prevenzione», si difese il ministero. «Quello nella foto per noi non è un “nero”, ma un ragazzo come gli altri. La nostra è una società multietnica. Un anno e mezzo fa passavamo per eroi per aver portato gli aiuti ai profughi sbarcati a Lampedusa. Oggi siamo considerati razzisti». Dopo poche ore l’opuscolo venne ritirato, fu aperta una indagine e Lorenzin revocò il mandato al direttore generale per la comunicazione del ministero. Insomma, chi è causa del suo stock pianga se stesso.
