Non lontano dal traffico di Singapore e dall’imponenza dei suoi grattacieli, si nasconde un villaggio che sembra quasi fermo nel tempo. Si tratta del Kampong Lorong Buangkok, l’ultima traccia di quel che era la città prima dell’urbanizzazione. Piccola oasi rurale circondata dalla metropoli, il kampong (in malese, ‘villaggio’) ospita circa 25 case in legno, collocate su un solo piano e sparse attorno alla moschea. Il panorama che si presenta davanti agli occhi del turista è quello di una cartolina. Gli anziani si godono il riposo in veranda, mentre le galline chiocciano. Non c’è traccia del caos della metropoli: a spezzare il silenzio solo grilli e cicale. In realtà, fino al 1970, kampong come Lorong Buangkok erano ovunque: gli studiosi ne hanno contati più di 220 sparsi per l’isola e, negli anni, gradualmente spariti.
L’urbanizzazione di Singapore degli Anni 80 ha distrutto con i villaggi uno stile di vita
L’urbanizzazione che ha travolto Singapore a partire dal 1980, innescando il passaggio da un’economia esclusivamente di tipo agricolo a una di tipo industriale, ha fatto sì che i centri abitativi tradizionali venissero distrutti per lasciare spazio a edifici avveniristici. La vegetazione si è ridotta e buona parte dei residenti sono stati costretti a trasferirsi in appartamenti nuovi di zecca, costruiti sulle macerie delle loro vecchie case. Oggi, più dell’80% dei singaporiani vive in queste strutture. Ovviamente, con il venir meno dei villaggi si è persa traccia anche dello stile di vita che li caratterizzava. Un kampong spirit fatto di fiducia reciproca e libertà, introvabile altrove: i residenti non avevano bisogno di chiudere a chiave gli appartamenti, le famiglie accoglievano i vicini a qualsiasi ora del giorno e della notte e per qualunque necessità. Per quanto il governo abbia tentato di riprodurre questa atmosfera in città, con oasi urbane fatte di quartieri e spazi condivisi ma dotati di wi-fi, l’esperimento non è andato a buon fine.
Il segreto di Lorong Buangkok, cuore tradizionale di Singapore
Come ha fatto, dunque, Lorong Buangkok a resistere? La sua fortuna è da ascriversi, senza dubbio, al fatto che sorga in una zona poco appetibile da un punto di vista commerciale e industriale. Ma non è tutto: il merito della sua sopravvivenza va attribuito in larga parte a Sng Mui Hong, una donna risoluta e decisa a preservare dalla febbre degli investimenti edilizi l’ultimo scampolo della vecchia Singapore. Grazie anche all’appoggio delle 25 famiglie che resistono in questo angolo fuori dal tempo. E che, dopo anni, sono riuscite a conquistare anche l’appoggio del governo nella salvaguardia del kampong. «Lorong Buangkok non deve sparire. In futuro, oltre che come soluzione abitativa, potrebbe essere adoperata come sede delle attività didattiche all’esterno della scuola o adibita a parco e area giochi», ha spiegato alla Bbc Intan Mokhtar, politico e docente al Singapore Institute of Technology. «In ogni caso, per qualsiasi iniziativa, è fondamentale consultare le famiglie che vivono qui da sempre e tenere in seria considerazione i loro bisogni e i loro interessi». L’immortalità di un villaggio come questo non può che aprire nuovi e più ricchi orizzonti alle giovani generazioni. Anche in una realtà in costante evoluzione come Singapore.