Sull’Olimpiade di Simone Biles si è detto e scritto di tutto. Adesso, però, un altro pezzo va incastrarsi nel complicato puzzle, rappresentato dalla carriera e dalla vita privata della campionessa statunitense. Davanti al senato, l’atleta, che a Rio de Janeiro aveva conquistato quattro medaglie d’oro e in Giappone ha chiuso con uno splendido e insperato bronzo individuale nella trave, in lacrime ha detto: «Non voglio che un’altra giovane atleta subisca gli orrori che è toccato vivere a noi. «Siamo state in centinaia a fare i conti con gli abusi di Larry Nassar». Il riferimento è all’ex medico della federazione, nei confronti del quale la commissione giustizia del senato americano è chiamata a indagare, dopo le negligenze dell’Fbi.
Simone Biles davanti al senato insieme alle compagne di squadra
Con la Biles, atleta di punta della nazionale Usa, in aula c’erano le compagne Aly Raisman e McKayla Maroney. Tutte hanno puntato il dito contro il sistema: «La colpa non è solo sua, ma di chi gli ha permesso di perpretrare e continuare a fare abusi su di noi. Le cicatrici di quanto avvenuto continueranno, purtroppo, ad accompagnarci». In aula, le parole della campionessa, sono state ascoltate, tra gli altri, da Christopher Wray, direttore dell’Fbi che ha dichiarato di non avere una risposta sulle negligenze dell’Fbi: «Sono comportamenti inaccettabili. Questi agenti hanno tradito il loro dovere non tutelando le ragazze, vittime di abusi atroci».
Simone Biles a Tokyo ha sdoganato i twisties
Campionessa in palestra, ma anche capitana coraggiosa quando i riflettori si spengono, Biles a Tokyo, dove non era riuscita a confermare gli straordinari risultati degli scorsi, ha raccontato senza timori dei twisties, ossia della sensazione di confusione e stordimento che da qualche tempo le aveva provocato il volteggio. Esercizi un tempo quasi naturali e diventati di colpo complicatissimi. La sua confessione ha squarciato un muro e ha mostrato al mondo come anche gli atleti più grandi siano innanzitutto esseri umani.
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