«Caro Presidente, Le chiedo scusa ma non trovo le parole. Io e Lei ci siamo capiti». Con un tweet di poche righe, a testimonianza dello sgomento che prova, il professor Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi, ha voluto dire addio all’amico e paziente. Più volte, durante le scorse settimane, è stato lui a diramare i bollettini medici con cui si aggiornavano i media sulle condizioni di salute del Cavaliere, a cui lo univa un rapporto personale che durava da anni. L’ultimo aggiornamento è arrivato venerdì scorso, in occasione del nuovo ricovero, quando il professore, insieme al collega Fabio Ciceri, aveva parlato di «controlli programmati», anticipati senza alcuna correlazione a «criticità né allarme».
Caro Presidente,
Le chiedo scusa ma non trovo le parole.
Io e Lei ci siamo capiti. pic.twitter.com/FSVLbQdtit— Alberto Zangrillo (@azangrillo) June 12, 2023
Il bollettino di venerdì scorso: «Nessun allarme»
Dopo il nuovo ricovero, a tre settimane dalle dimissioni, Alberto Zangrillo e Fabio Ciceri avevano diramato un bollettino medico per fare chiarezza. Si leggeva: «Il Presidente Silvio Berlusconi è attualmente ricoverato all’Ospedale San Raffaele per l’esecuzione di accertamenti programmati in relazione alla nota patologia ematologica. L’anticipazione, ad oggi, di tali controlli risponde a criteri clinici di normale pratica in medicina e non è correlata ad alcuna criticità né allarme». Oggi, però, il professor Zangrillo ha dovuto dire addio al Cavaliere.

Zangrillo sulle condizioni di Berlusconi: ad aprile la rabbia verso le «minchiate»
Dopo il ricovero in terapia intensiva nei mesi scorsi, Alberto Zangrillo si era lasciato andare a un vero e proprio sfogo contro i giornali e le notizie sullo stato di salute di Berlusconi. «Noi siamo persone serie. Tutto ha un limite», aveva dichiarato. «Bisogna attenersi al comunicato firmato da me e Ciceri, per cui se su qualche testata anche di grande richiamo escono notizie che non rispondo al vero sono quelle che in gergo si chiamano fake che io preferisco chiamare minchiate. Bisogna avere molto rispetto, non solo del paziente ma anche del nostro lavoro. Sono stanco. Se un paziente è in terapia intensiva cardiochirurgia vuol dire che non può alzarsi e camminare. Smentisco nella maniera più assoluta che siano state fonti ospedaliere a dare la notizia. Un paziente in terapia intensiva è un soggetto che merita cura intensiva».
