Silvio Berlusconi è morto a 86 anni ed è impossibile selezionare una serie limitata di eventi ed episodi della sua vita politica e sportiva pretendendo che risultino esaustivi. Ma mentre è partito il ricordo di colleghi e avversari, e si parla di successione negli affari di famiglia e nel partito, abbiamo provato comunque a mettere assieme una rassegna di momenti imprescindibili, alcuni seri e altri un po’ meno, per ricordare chi è stato e cosa ha rappresentato il Cavaliere.
La discesa in campo e quell’immortale «l’Italia è il Paese che amo»
La libreria sullo sfondo, i fogli del discorso, i toni persuasivi: tutto in seguito molto imitato e scimmiottato, ma fu il dirompente ingresso in scena di Berlusconi nel 1994, che da lì rivoluzionò il modo di comunicare e fare politica: «Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale».
La firma del contratto con gli italiani, a Porta a porta da Vespa
Il colpo di teatro direttamente dagli studi di Porta a porta, un modo inedito di fare campagna elettorale: firmare un «contratto con gli italiani» in cinque punti, promettendo di non ricandidarsi in caso di mancata attuazione di almeno quattro punti su cinque. Era il 2001. Per molti critici e giornalisti il programma non fu rispettato, ma è superfluo dire che Silvio si ricandidò comunque. Unica obiezione fatta in studio da Bruno Vespa, al momento della firma: «Com’è complicata quella B!».
Il “Belli ciao” prima di Salvini: l’Editto bulgaro contro Biagi, Santoro e Luttazzi
«Come si chiama quell’altro? Santoro… ma l’altro? Luttazzi!». Fingendo di non ricordare un nome, così il Cavaliere emanò il famigerato “Editto bulgaro“: il 18 aprile 2002, durante la visita di Stato a Sofia in Bulgaria, pronunciò il diktat: «L’uso che Biagi, Santoro e Luttazzi hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga». I tre dalla stagione successiva sparirono in effetti dal palinsesto. Fu un po’ l’antesignano del “Belli ciao” di Matteo Salvini a Fabio Fazio e Luciana Littizzetto.
La maschera di sangue dopo la statuetta del Duomo in faccia
I funerali di Berlusconi sono stati organizzati mercoledì 14 giugno in Piazza Duomo a Milano, che fu teatro di uno degli episodi più drammatici della sua epopea: l’aggressione con un una miniatura proprio del Duomo che gli venne scagliata in faccia nel dicembre 2009, riducendolo a una maschera di sangue. A compiere il gesto fu Massimo Tartaglia, che nel 2023 ha raccontato a la Repubblica tutto il suo pentimento: «Avrebbe potuto chiedermi un risarcimento, avrebbe potuto rovinarmi…. E invece niente. Glielo riconosco. Mi ha graziato».
«Mister Obama!» e quell’urlo che irritò la Regina
Per alleggerire un po’, apriamo il capitolo delle gaffe e degli scivoloni. Ci sarebbe l’imbarazzo della scelta, ma non si può non citare il G7 di Londra, sempre nel 2009, quando appena dopo la foto di rito si sentì nitidamente Berlusconi strillare: «Mister Obamaaaa!». Per l’irritazione della Regina Elisabetta: «Ma perché deve urlare così?».
L’indimenticabile spolverata alla sedia di Travaglio
Da mago della comunicazione, e autentico generatore automatico di meme a sua insaputa prima ancora che i meme esistessero, Berlusconi piazzò la zampata mettendo nel sacco Michele Santoro e Marco Travaglio, cioè due dei nemici più acerrimi di sempre, a Servizio pubblico, su La7, 10 anni fa, nel 2013. Quelli pensavano di crocifiggerlo a suon di domande incalzanti soprattutto sui suoi guai giudiziari, ma alla fine ciò che tutti si ricordano è la mitica “spolverata” di Silvio alla sedia di Travaglio.
Muore Silvio Berlusconi, che è stato in grado di regalarci il momento televisivo più alto di sempre ovvero la fatality perfetta a Santoro e Travaglio: pic.twitter.com/rJRAVMGWoe
— Riccardo (@Dulafive) June 12, 2023
La Merkel piantata in asso per colpa di una telefonata
Capitolo reputazione internazionale: più ombre che luci, più risatine che rispetto. Come quando, nel 2009, al summit della Nato il Cav fece aspettare Angela Merkel perché era al telefono. E la cancelliera tedesca che si mise a ridere, stizzita.
Le risatine complici tra Angela e Sarkò, addio credibilità del Cav
La stessa Merkel che però si “vendicò” pochi anni più tardi, quando a una conferenza stampa con l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy rispose con sorrisini e occhiate complici a una domanda proprio su Berlusconi, e cioè se li aveva rassicurati o meno sui provvedimenti che il governo italiano era pronto a prendere. Fu qualcosa di molto simile a una pietra tombale sulla credibilità del governo di Silvio, che non a caso cadde poco dopo – era la fine del 2011 – travolto dalla crisi del debito sovrano e dall’impennata del famoso spread.
Il discorso in inglese davanti a Bush con una pronuncia rivedibile
Sempre oltre confine, ma stavolta Oltreoceano, il raffazzonato discorso con l’ex presidente George W. Bush a poco più di un anno dall’attentato alle Torri gemelle. Suonò ridicolo più che altro per la pronuncia di Berlusconi: «Ai consideres des de fleg ov iunait steits nos olli a fleg ov a cauntri, bas is an iunversal messagg ov fridom ev dimocrasi». E Bush ebbe anche il coraggio di dirgli: «Il suo inglese è ottimo!».
L’ultima promessa hot al Monza: un pullman di…
Infine le battute e le barzellette. Repertorio infinito, anche qua, ma forse l’ultima uscita in ordine di tempo che ha ha fatto ridere i presenti e discutere molto i detrattori è stata alla festa di Natale del Monza, quando disse per motivare i suoi giocatori: «Adesso avete il Milan, la Juventus… se vincete con una di queste squadre vi faccio arrivare nello spogliatoio un pullman di troie». Poi il Monza ha vinto davvero contro le big, prendendosi lo scalpo di Juve, Inter e Napoli. La riscossione del premio? Sarà per un’altra volta. Addio, Silvio.