La morte mette tutti d’accordo, o forse no. Lo spazio del cordoglio, il tempo del silenzio, per la scomparsa di Silvio Berlusconi, sembrano già lontani. Domani è un altro giorno, quello dei funerali, ma oggi è la giornata delle polemiche, scaturite dalla decisione del governo di proclamare il lutto nazionale. Una delle prime voci a contestare la scelta è quella di Rosy Bindi che, ospite di Un giorno da pecora su Rai Radio 1, ha dichiarato: «I funerali di Stato sono previsti ed è giusto che ci siano, ma il lutto nazionale per una persona divisiva com’è stato Berlusconi secondo me non è una scelta opportuna». Divisivo in vita, divisivo in morte dunque, il Cavaliere smuove sentimenti contrastanti. A dire la sua sulla proclamazione del lutto nazionale, c’è anche il senatore dem Andrea Crisanti che, in un post su Facebook, si è espresso così: «Non posso non esprimere la mia ferma contrarietà ai funerali di Stato, che ritengo inopportuni, così come al lutto nazionale per il nostro ex presidente del Consiglio. Berlusconi è stato un uomo politico che ha ricoperto importanti ruoli istituzionali e condizionato la vita politica dell’Italia. Ma non dobbiamo dimenticare che alcune sue azioni non hanno avuto alcun rispetto per lo Stato che rappresentava».

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Lutto nazionale per la morte di Silvio Berlusconi: da Crisanti a Paolo Romano
Crisanti va avanti e infrange le barriere dell’invocazione al rispetto di fronte alla morte: «Non ha avuto rispetto per lo Stato quando ha evaso le tasse e frodato il fisco; non ha avuto rispetto per lo Stato quando si è iscritto consapevolmente a una loggia massonica che aveva una chiara matrice eversiva; non ha avuto rispetto per lo Stato quando, forse con leggerezza, aveva trai suoi impiegati, con le mansioni di stalliere una persona affiliata alle cosche mafiose. L’avrà fatto per leggerezza o con consapevolezza? Non lo sapremo mai, ma sicuramente non merita funerali di Stato né il lutto nazionale».
Non lo sapremo mai, ma sicuramente non merita funerali di Stato né il lutto nazionale. Non posso non domandare alla comunità politica: che insegnamento diamo ai nostri giovani sul valore della politica e dell’etica istituzionale? Che vince sempre il Potere?
— Andrea Crisanti (@CrisantiEuropa) June 13, 2023
Dopo Crisanti è la volta di Paolo Romano, consigliere regionale Pd in Lombardia: anche lui sceglie Facebook per dire la sua, saltando a piè pari le parole di rito: «Un piccolo ripasso: condannato per frode fiscale per centinaia di milioni di euro ai danni di noi cittadini; intrattenne accordi economici con Cosa Nostra, come documentato dalla sentenza di condanna per concorso esterno in associazione mafiosa di Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia; fece votare al Parlamento italiano che Ruby fosse la nipote del Presidente egiziano rendendoci ridicoli in Europa e nel mondo per sue questioni private; era Presidente del Consiglio mentre nella notte del 21 luglio del 2001 le forze dell’ordine massacravano di botte i giovani manifestanti nella Scuola Diaz a Genova». Romano, già segretario dei Giovani democratici di Milano, conclude così: «Chi è? Silvio Berlusconi, il primo ex Presidente del Consiglio non Presidente della Repubblica nella storia del nostro Paese per il quale è stato dichiarato lutto nazionale. Stiamo parlando di un uomo che dichiarava alla sua squadra Se vincete, per voi un Pullman di txxxe, che ha sempre oggettificato il corpo delle donne promuovendo una società patriarcale e sessista. Presidente Meloni, questo lutto nazionale non è in mio nome».
Fratoianni (Sinistra italiana): «Non vi pare un po’ eccessivo?»
La consigliera regionale Pd del Lazio e presidente del comitato regionale di controllo contabile, Eleonora Mattia, si unisce al coro di no: «Inopportuno il lutto nazionale per Silvio Berlusconi, leader politico di ForzaItalia dal carisma indiscusso ma dall’operato discutibile. Con questa scelta il Governo dimostra di non saper discernere tra senso delle Istituzioni e tifoseria politica». Mentre si moltiplica l’utilizzo del hashtag #noninmionome, il Movimento 6000 Sardine parla di un Paese che non dimentica: «Noi ci dissociamo da queste celebrazioni, che sono un atto politico del governo e non un obbligo istituzionale. La sua persona sarà compianta dai parenti e dalle persone più vicine, come capita a ogni essere umano, anche il più umanamente misero, sulla Terra, e al loro dolore va il nostro rispetto, come ai parenti degli ultimi degli ultimi. Ma c’è un’Italia che non dimentica e non ha intenzione di dimenticare il male che ha fatto a questo Paese!». Decisamente più sintetico Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra italiana, che si affida a una domanda collettiva: «Ma non vi pare un po’ eccessivo? Il cordoglio, il rispetto, i funerali di Stato. Nulla da obiettare. Ma la scelta, tutta politica, del lutto nazionale, le Camere ferme addirittura per una settimana. Per quanti giorni avrebbe dovuto fermarsi il Paese dopo le stragi in cui furono uccisi Falcone Borsellino e le loro scorte? O dopo il rogo della ThyssenKrupp in cui morirono bruciati vivi 7 lavoratori? O di fronte alla quotidiana conta dei morti sul lavoro?».
Nella pagina Facebook di Potere al Popolo, si legge che non c’è spazio per né per la tristezza, né per il cordoglio: «Guardate le dichiarazioni di Schlein, Conte, Fratoianni, guardate il PD che rimanda la sua riunione di Direzione: sono tutti dalla stessa parte, tutti d’accordo, tutti senza memoria. Una melassa buonista e ributtante, che parla di rispetto verso chi ha letteralmente determinato la morte di migliaia di persone nelle fabbriche, in mare, negli ospedali smantellati e regalati ai privati, l’emigrazione dal nostro paese di migliaia di giovani. […]. L’unico vero problema per noi è che Berlusconi e i suoi Governi hanno lasciato danni indelebili nel paese. Quello che Berlusconi ha avviato è ancora davanti a noi, è ancora al governo. Ma certo non proviamo tristezza. Perché nulla ci unisce, nemmeno il cordoglio, come loro non lo hanno avuto per Carlo Giuliani, Stefano Cucchi, e tutti i nostri morti. Siamo due mondi diversi. Teniamolo bene in testa».
Al via la petizione a sostegno del Rettore Montanari
Dopo le parole di Tomaso Montanari, Professore ordinario di Storia dell’arte moderna Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, che ha fatto sapere che le bandiere di Unistrasi non scenderanno per il lutto nazionale, assumendosi la piena responsabilità della sua decisione, una cittadina ha lanciato una petizione online di raccolta firme per esprimere «il consenso sia verso la sua analisi» riferita al Rettore «sia verso la sua scelta autonoma e responsabile di non far scendere a mezz’asta le bandiere dell’istituzione universitaria che dirige».
Il commento del presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli
Dopo le reazioni e i post di chi insorge, Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, tenta di fare da ago della bilancia, come riporta Adnkronos: «Non c’è giurisprudenza di riferimento. Sono decisioni politico-amministrative. […] Non starei ad enfatizzare troppo. Si tratta della morte di un ex premier per molti anni, discusso come possono essere molti. Non mi sembra un tema su cui polemizzare. I funerali di Stato sono previsti normalmente dal protocollo, oltre a questo c’è il lutto nazionale, altra modalità di riconoscimento in questo caso collegato alla funzione a lungo esercitata da Berlusconi. Anche se il giudizio sulla persona e l’attività politica svolta può essere il più vario». Insomma, per concludere con un paragone, la vignetta di Vauro davanti alle odierne dichiarazioni diventa… acqua che scorre.