Silvia Ravasco è morta. La 46enne agente di Polizia Penitenziaria a Roma Est non è sopravvissuta alla caduta dalla rampa di un parcheggio di un centro commerciale. La donna si trovava ieri, 4 dicembre, nel parcheggio verso le ore 18. Ha preso il suo scooter come al solito e si è messa alla guida. Stando a una prima ricostruzione, il terreno scivoloso per via delle recenti piogge le avrebbe fatto perdere il controllo del mezzo.
Silvia Ravasco morta, la ricostruzione degli inquirenti
Secondo chi indaga, Silvia sarebbe quindi andata oltre le barriere di sicurezza del parcheggio e sarebbe finita nella tromba interna per una decina di metri. Il rumore aveva quindi attirato degli automobilisti che in quel momento si trovavano nel parcheggio del centro commerciale. Questi avrebbero subito lanciato l’allarme. Silvia era apparsa subito in gravi condizioni, per cui i soccorritori intervenuti sul posto l’hanno trasportata al Policlinico di Tor Vergata.

Qui la 46enne è arrivata in gravissime condizioni e con diversi traumi dovuti all’impatto con il suolo. Il salto nel vuoto è costato la vita a Silvia questa mattina, 5 dicembre. Ora, gli inquirenti hanno effettuato i rilievi di rito per capire le dinamiche dell’incidente. In più, si sta valutando – anche con le immagini delle telecamere di videosorveglianza – se le barriere e le altre misure di sicurezza fossero conformi alla normativa vigente al momento del sinistro.
Il saluto del sindacato
«Una vita spezzata a poco più di quarantasei anni, madre di due figli di 18 e di 14 anni, una donna coraggiosa, capace di una presa di coscienza ancora oggi non facile andando oltre l’ondata di paura, i sensi di colpa ed il qualunquismo misogino. Ora siamo sopraffatti dal dolore, confusi ed increduli, con i pensieri che affollano la nostra mente senza capire in cerca di cosa. Forse del ricordo, quello più autentico, quello più vivace, quello che ci ha regalato il sorriso scanzonato e canzonatorio di Silvia. Che la terra ti sia lieve. Buon viaggio, amica nostra!» si legge in una nota del sindacato nazionale autonomo della Polizia penitenziaria.

La donna lascia due figli, di cui uno minorenne. L’Arma si è stretta intorno alla famiglia e ha espresso il suo cordoglio. L’agente lavorava nel carcere femminile di Rebibbia.