La Gomera continua a fischiare
Il Silbo, lingua dall'origine misteriosa, è ancora diffusa sull'isola delle canarie. L'idioma non prevede parole, ma suoni da riprodurre con l'ausilio delle mani. Per evitarne la scomparsa ne è stato previsto l'insegnamento obbligatorio a scuola.
Sulla piccola isola di La Gomera, nell’arcipelago delle Canarie, i 22mila residenti comunicano tra loro fischiando. Il Silbo Gomero è, infatti, un’idioma che, rispetto a una lingua normale, non utilizza i classici fonemi ma, appunto, sei diverse tipologie di fischi. Dichiarato ufficialmente Patrimonio dell’Unesco nel 2009, il Silbo Gomero è una delle lingue più studiate. Ha una struttura definita e, per quanto possa sembrare strano, molto organizzata: due suoni sostituiscono le cinque vocali dello spagnolo, quattro replicano le 22 consonanti. I suoni si differenziano tra loro per durata e intensità
Il una scultura le regole del Silbo Gomero
I metodi utilizzati nell’insegnamento sono diversi, anche se il più famoso rimane quello tradizionale, catturato nella scultura realizzata dall’artista locale José Darías. Il suo Whistling Tree mostra esattamente la posizione da far assumere alle dita: l’indice deve essere piegato e, successivamente, messo in bocca mentre si inizia a fischiare col palmo della mano ben aperto in modo da amplificare il suono e renderlo chiaro e udibile. Da qui negli anni, si sono affinate tecniche personalizzate e sempre più complesse. Molti hanno, infatti, sviluppato una sorta di orecchio assoluto che consente loro di capire chi sia l’interlocutore a seconda della cadenza del fischio.
Silbo Gomero, come nasce la lingua
Sull’origine del Silbo Gomero, esistono informazioni contrastanti. I libri di storia lo fanno risalire 1402, anno della conquista spagnola delle Canarie, ma la tesi non ha incontrato l’approvazione di diversi studiosi. Una ricerca dell’Università di Tenerife, pubblicata nel 2019, ha dimostrato un collegamento (avvalorato da esami del Dna) tra gli originari abitanti dell’isola, i Guanci, e i Berberi. Questi, spostandosi per le regioni del Nord Africa oltre 3mila anni fa, comunicavano tra loro proprio coi fischi. Con la conquista spagnola la lingua poi si sarebbe diffusa in tutto l’arcipelago, ma attualmente sarebbe parlata solo in un atollo El Hierro. Dalle rocce più alte, gli indigeni di La Gomera con i fischi annunciavano feste e disgrazie, richiamavano il bestiame e mettevano in guardia gli altri da pericoli imminenti.
Negli Anni ’50 divenne lo strumento privilegiato di scambi e affari tra agricoltori che, stanchi di attraversare le montagne, contrattavano fischiando da una parte all’altra della valle. Ne veniva fuori una confusione difficile da gestire. «Era diventato molto complicato, nessuno aveva voglia di spostarsi per far arrivare il proprio messaggio», ha spiegato Eugenio Darías, insegnante di Silbo Gomero, alla Bbc, «Sembrava di stare in mezzo al traffico, all’ora di punta. Bisognava aspettare il proprio turno per evitare di far accavallare le voci». Il declino del Silbo è iniziato a partire dal 1960 quando molti contadini emigrarono a Cuba e in Venezuela.
Silbo Gomero, le iniziative per preservarlo
Tante, però, sono oggi le iniziative per scongiurarne la scomparsa. «Le Canarie si sono impegnate molto a tutelarne la sopravvivenza perché è una parte fondamentale della nostra cultura», ha sottolineato la giornalista Francisca Gonzalez Santana. Tra le misure entrate in vigore, la più efficace è stata, forse, l’inserimento nei programmi scolastici come materia obbligatoria dal 1999. «È fondamentale trasmettere agli studenti l’idea che possono ancora utilizzarlo, quando necessario», ha aggiunto Darías, in prima linea nella promozione del programma di apprendimento, «Il nostro obiettivo è dare a questa fischiata l’importanza che merita, aiutando i bambini a non vergognarsi quando sentono di volerla usare».
Le altre lingue fischiate
Oltre a La Gomera, oggi, sono più di 70 i luoghi nel mondo in cui si continuano a utilizzare i fischi per conversare occasionalmente. In Turchia, ad esempio, si fa riferimento a una tradizione che dura da 500 anni, dai tempi dell’Impero Ottomano, e che si è diffusa nel resto delle zone attorno al Mar Nero. Interessante anche il caso del Messico, dove si possono trovare tracce di una lingua fischiata simile allo spagnolo e nota come Chinantec.