Il Kaiser e lo Zar

Stefano Grazioli
05/11/2021

Manager nel settore della componentistica per auto, nel 2010 è entrato grazie all'oligarca Oleg Deripaska in Russian Maschines. Da allora gode di ottime entrature sia a Vienna che a Mosca. Affari e relazioni di Siegfried Wolf.

Il Kaiser e lo Zar

Tra Austria e Russia corre buon sangue da sempre, basti pensare ai viaggi del barone Sigmund von Herberstein in Moscovia nella prima metà del XVI secolo, in cui il consigliere dell’imperatore alla corte degli zar fece un po’ da precursore a chi oggi tende quel filo rosso che unisce Vienna a Mosca.

I rapporti pragmatici tra Austria e Russia

L’Austria fa parte sì dell’Unione europea, ma non della Nato, è dunque un Paese neutrale, libero di tenere una posizione equidistante tra i poli della scacchiera geopolitica internazionale. E così ha sempre fatto, a partire dal Dopoguerra in cui l’allora Unione Sovietica ha giocato un ruolo fondamentale nella rifondazione dello Stato austriaco fino alla sottoscrizione del cosiddetto Staatsvertrag (Trattato di Stato austriaco) da parte della quattro potenze vincitrici, tra cui appunto l’Urss. Da allora il pragmatismo ha contraddistinto le relazioni tra i due Paesi, con la Russia dopo la dissoluzione dell’impero sovietico nel 1991. E parallelamente a quelle politiche si sono sviluppate quelle economiche.

La partnership tra la Omv e Mosca, passando per il Nordstream

Il modello non è tanto diverso da quello italiano: come l’Italia si è legata alla Russia dal punto di vista energetico ai tempi dell’Eni di Enrico Mattei, così in Austria è stata la statale Omv a diventare un partner importante per Mosca. Non a caso visto che è nata dall’azienda sovietica che per 10 anni ha controllato la distribuzione energetica in Austria. Da 50 anni Vienna importa gas dalla Russia e al progetto Nordstream che tanto ha agitato l’Europa dell’Est e gli Stati Uniti partecipa anche l’Omv. Da gas e petrolio nel corso dei decenni lo spettro della collaborazione si è allargato e le circa 500 aziende austriache presenti in Russia si occupano di un po’ di tutto, con due settori privilegiati, quello delle infrastrutture, con il colosso Strabag, e quello della componentistica per le automobili. Qui l’uomo chiave è Siegfrid Wolf, manager di lungo corso amico dei potenti tra Vienna e Mosca.

La carriera di Siegfried Wolf a fianco di Franz Stronach in Magna

Sessantaquattro anni appena compiuti lo scorso 31 ottobre Sigi Wolf ricopre attualmente 26 ruoli in altrettante aziende austriache e internazionali, tra cui la carica di capo del consiglio di sorveglianza nella filiale europea di Sberbank, la maggiore banca russa. Il suo mondo è quello dell’auto, anche se arriva da un’infanzia trascorsa nella campagna della Stiria con i suoi sei fratelli. Se i genitori erano contadini, lui dopo aver abbandonato il liceo si è diplomato in meccanica a una scuola serale per poi ottenere il titolo di ingegnere. Dopo le prime esperienze di lavoro a cavallo tra gli Anni 80 e 90, il salto di qualità lo ha fatto nel 1995 quando Franz Stronach, storico manager di Magna (gigante austro-canadese della componentistica), lo ha voluto con sé. È durata 15 anni, poi nel 2010 è iniziata per Wolf la fase russa.

profilo di Siegfried Wolf, anello di congiunzione tra Vienna e Mosca
Siegried Wolf (Getty Images).

La fase russa iniziata nel 2010 grazie all’oligarca Oleg Deripaska

È stato l’oligarca Oleg Deripaska, pezzo grosso sin dai tempi di Boris Yeltsin poi alleatosi pragmaticamente con Vladimir Putin, a chiamare Wolf a Mosca nella sua Russian Maschines, allora parte della holding Basic Element. Deripaska, che nel frattempo era già entrato in Strabag attraverso la cipriota Rasperia Trading, è sempre stato accolto bene nei corridoi del Cremlino e a Vienna ha trovato in Wolf la persona con i contatti giusti, dato che il manager austriaco ha sempre avuto porte aperte alla cancelleria, per ultimo proprio con il dimissionario Sebastian Kurz: non sempre però per questioni trasparenti, tanto che secondo la stampa austriaca Wolf avrebbe chiesto all’allora cancelliere di mettere una parola buona in sede europea e americana per l’oligarca colpito nel 2018 dalle sanzioni occidentali dopo la crisi russo-ucraina. Niente di penalmente rilevante, almeno per ora, tanto più che lo stesso Kurz pare abbia subito liquidato la questione rispondendo a Wolf che non avrebbe potuto fare nulla. È certo comunque che l’asse Wolf-Deripaska, sul modello di quello Gazprom-Omv, è uno di quelli portanti tra Austria e Russia. Alleanze basate non solo su rapporti personali, ma su strategie comuni dei rispettivi Paesi. Poco diverso da quello che in realtà succede tra Germania e Russia, vedere alla voci Warnig-Putin, e in altri Paesi della Mitteleuropa. È anche l’antico feeling tra Kaiser e Zar dei tempi di von Herberstein che rivive in chiave moderna.