Con la scure del cambiamento climatico che incombe sul nostro Paese e le zone desertiche che guadagnano sempre più terreno nel vero senso del termine in diverse zone, il governo cerca di correre ai ripari. Ecco perché la cabina di regia si è messa al lavoro per elaborare un piano per gestire la grave crisi idrica. L’obiettivo? «Accelerare e coordinare la pianificazione degli interventi infrastrutturali di medio e lungo termine e, nel breve periodo, nominare un commissario nazionale fino al 31 dicembre 2023, con un incarico rinnovabile e con un perimetro molto circostanziato di competenze».
Palazzo Chigi nominerà un commissario per la siccità
La notizia arriva direttamente dall’esecutivo, che riferisce le decisioni del vertice al termine dell’incontro sulla crisi idrica convocato a Palazzo Chigi. L’incontro, presieduto dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, si è svolto alla presenza dei ministri Francesco Lollobrigida, Nello Musumeci, Roberto Calderoli, del Viceministro Vannia Gava, dei sottosegretari Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli.

Mentre sono in corso tutte le valutazioni del caso per formalizzare e ufficializzare la soluzione definitiva, si vanno a delineare i compiti e i poteri della figura di commissario che:
- potrà agire su tutte quelle aree territoriali che presentano un rischio elevato
- potrà sbloccare interventi nel breve periodo, come lo sghiaiamento o lo sfangamento degli invasi destinati alla raccolta delle acque
- potrà aumentare la capacità degli stessi e occuparsi della gestione e dell’utilizzo delle acque reflue.
Nel caso di conflitti tra enti locali e regioni, in materia idrica avrà facoltà di intervenire in termini di mediazione. Sarà cura del commissario avviare la ricognizione del fabbisogno idrico nazionale.
L’allarme di Coldiretti
La notizia della nomina del Commissario arriva in concomitanza con l’allarme di Coldiretti che, in vista della Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 marzo, sottolinea come, a livello nazionale, sia per le carenze infrastrutturali che per la manchevole distribuzione dell’acqua raccolta le perdite idriche totali sono pari al 42 per cento (dati Istat).