Alla vigilia delle semine 2023, il fiume Po è già a secco. La denuncia arriva da Legambiente, ma l’allarme siccità è sotto gli occhi di tutti: rispetto alla media degli ultimi 10 anni, sull’arco alpino la neve è diminuita del 53 per cento, mentre il bacino del Po registra un deficit del 61 per cento. Da mesi non piove e non nevica abbastanza: i grandi laghi del Nord sono mezzi vuoti, con il livello del Garda ai minimi storici.
In Lombardia manca un miliardo e mezzo di metri cubi d’acqua
L’allarme lo aveva già lanciato l’Arpa Lombardia il 12 febbraio: rispetto al periodo di riferimento 2006-2016, oggi manca all’appello il 44,5 per cento delle riserve idriche della regione, ossia 1,5 miliardi di metri cubi d’acqua. Il caso più eclatante è quello del Garda, che resta da mesi a poco più di un terzo della sua capacità di invaso; in questi giorni si conferma pieno solo al 35,7 per cento, vale a dire mezzo metro più basso rispetto alla media storica, con potenziali rischi anche per l’uso di acqua potabile durante la prossima stagione estiva. Continuano a calare il lago di Como, che è al 19,4 per cento di riempimento, e il lago d’Iseo, al 16,4 per cento. Di questi periodi di siccità però, bisognerà abituarsi: da diversi anni la comunità scientifica e climatica sta cercando di porre l’attenzione di tutti sul fatto che il clima sta cambiando, soprattutto qui in Italia.

Una riduzione delle precipitazioni in atto da anni
Lo ribadisce anche Silvio Gualdi, esperto sul clima del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc): «Da diversi anni ci sono molti fattori che portano a pensare che nel bacino del Mediterraneo è in atto una riduzione delle precipitazioni. Questo fattore, unito a un aumento delle temperature e una conseguente aumento dell’evapotraspirazione, cioè una quantità d’acqua che dal terreno passa nell’aria allo stato di vapore, rende il suolo più secco, favorendo così la siccità».

Al Sud niente problemi: c’è sovrabbondanza idrica
Non tutte le regioni italiane però soffrono questi problemi: nelle regioni del Sud Italia la siccità si sente molto meno rispetto al Nord. Se in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna il livello dei fiumi ha raggiunto la portata minima rispetto alla media degli ultimi 10 anni, in Puglia c’è addirittura una sovrabbondanza di 82 milioni di metri cubi di acqua rispetto all’anno scorso. Anche in Abruzzo e Molise non ci sono problemi. E nelle Marche, negli invasi artificiali, ci sono 2 milioni di metri cubi di acqua in più rispetto a 365 giorni fa.

Gualdi: «Situazione di deficit che non recupereremo»
L’abbondanza di acqua al Sud è dovuta alle forti piogge cadute negli ultimi mesi, che ha assicurato una buona scorta in vista dell’estate. Al Nord la situazione delle riserve d’acqua è invece critica. Secondo Gualdi «stiamo ancora pagando il deficit da record dell’anno scorso, iniziato l’inverno. Arriveremo all’estate 2022 con un grave problema idrico: le piogge autunnali nel Nord sono state grossomodo nella norma, ma questo non ha permesso di recuperare. Ci vorrebbe una stagione molto più piovosa, però le nostre previsioni non segnalano picchi di precipitazioni in questo periodo».

Convivere con la siccità: stop a colture non più sostenibili
Visto che con questa siccità dovremo imparare a convivere, ciò che si può fare è attuare politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, come imparare a migliorare e ottimizzare l’utilizzo delle risorse idriche, «magari ripensando a certe colture che non sono più sostenibili per le risorse idriche, e mi riferisco all’irrigazione», continua Gualdi. Non un razionamento quindi, ma un migliore utilizzo dell’acqua, per evitare sprechi e dispersione.

E il governo che fa? In agenda non c’è nulla sul clima
E ci sono tante cose che invece potrebbe fare il governo, come mettere in agenda una valutazione dello stato delle infrastrutture per la gestione delle risorse idriche. «Bisogna anche pensare alle politiche di adattamento al cambiamento climatico che nel nostro Paese si sarebbero dovute attuare già da tempo», mette in guardia Gualdi. «Come comunità scientifica italiana avevamo preparato un piano di adattamento che sarebbe dovuto essere implementato per permettere all’Italia di fronteggiare efficacemente gli impatti dei cambiamenti climatici, ma ancora non c’è un segnale chiaro da parte del governo Meloni e mancano iniziative in questo senso». Ma dal ministero dell’Ambiente guidato da Gilberto Pichetto Fratin per il momento tutto tace.